Ancona-Osimo

Il comandante generale delle Capitanerie ad Ancona: «I porti sono una grande risorsa»

Giovanni Pettorino ha affrontato il tema dell'immigrazione e riflettuto su punti forti e criticità del porto dorico. Presenti i rappresentanti del cluster marittimo

Da sinistra Giovanni Pettorino e Enrico Moretti
Da sinistra Giovanni Pettorino e Enrico Moretti

ANCONA – Immigrazione, scambi commerciali, criticità e possibilità di sviluppo del porto di Ancona. Sono stati questi i temi al centro della visita del comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto e Guardia CostieraGiovanni Pettorino. Un legame stretto quello tra l’ammiraglio e la città dorica: Pettorino è stato comandante del porto di Ancona e capo del Compartimento Marittimo dal 18 settembre 2010 al 28 ottobre 2013, periodo nel quale è stato anche presidente del Circolo Ufficiali della Marina Militare di Ancona.

Il comandante generale, a capo delle 310 Capitanerie di Porto dislocate lungo gli 8 mila chilometri di costa del territorio italiano, ha posto l’accento sulle possibilità di sviluppo turistico legato al mare marchigiano: «140 chilometri di coste e un mare bellissimo», ha detto, evidenziando che il porto di Ancona ha grandi potenzialità, nonostante le problematiche legate alla presenza dello scalo marittimo all’interno della città.
Problematiche che rappresentano «una sfida da affrontare alla ricerca delle soluzioni migliori», ha precisato, sia per quanto riguarda «l’impatto ambientale» sia per quanto riguarda «la sicurezza del lavoro e delle attività che si svolgono nel mare e nei porti». Il comandante ha auspicato regole volte alla semplificazione dell’attività dei diportisti e «una politica forte di tutela e accompagnamento delle imprese nautiche, come avviene negli altri paesi».

Pettorino ha poi ricordato che a marzo partirà il nuovo regolamento europeo per la liberalizzazione delle concessioni.
Un tema sul quale ha ribadito la necessità di «mantenere l’attuale assetto riguardo al settore movimentazione» che rappresenta un ambito molto delicato per quanto concerne la sicurezza delle persone e dei beni, un settore dove «non devono esserci pressioni economiche».

Guardia Costiera Ancona
Guardia Costiera Ancona

Un tema scottante dell’immigrazione ha ricordato che «il soccorso in mare è un obbligo» insito nelle convenzioni del mare e che fa parte di «un valore civile» al pari della sicurezza del lavoro. Ventuno mila le persone soccorse nell’ultimo anno nelle acque italiane e «oltre un milione quelle che hanno tentato di raggiungere le nostre coste», ha ricordato Pettorino. «Il fenomeno dell’immigrazione non regolare coinvolge i rapporti e gli equilibri tra continenti – ha spiegato – ed è un fenomeno che va affrontato nelle sue radici nei paesi da dove vengono queste persone. A questi paesi va dato sviluppo e va garantito un futuro. Quando interveniamo in mare cercando di salvare queste persone è già troppo tardi». Persone che scappano da guerre, da fame, da povertà, ha ricordato. In merito alla contrapposizione creatasi negli ultimi giorni tra Italia e Francia, proprio sulla questione immigrazione, Pettorino ha spiegato che si tratta di una «situazione complessa che va oltre l’aspetto tecnico» ed ha ricordato che nell’ultimo anno è stato soccorso un numero inferiore di migranti, pari all’85% in meno rispetto agli anni precedenti, spiegando che «siamo tornati ai livelli del 2008».

Un contributo, quello delle Capitanerie di Porto, alla gestione del flussi migratori che ha portato la Guardia Costiera «alla ribalta internazionale per delle vicende che vanno molto oltre le nostre acque – ha detto Pettorino –  quando in realtà il nostro lavoro è principalmente nelle nostre acque. Intorno a noi abbiamo circa 5oo mila chilometri quadrati di mare, quasi il doppio del territorio nazionale». Una superficie già  molto vasta, come ha sottolineato il comandante, per cui  «la Guardia Costiera dovrebbe occuparsi solo di questo», mentre invece spesso è stata impegnata anche in altre aree del Mediterraneo. «Gli interessi marittimi del nostro paese sono tantissimi», ha detto, la regolamentazione data ai porti attraverso l’Autorità di Sistema Portuale «può essere un’occasione di sviluppo. Dai nostri porti entra ed esce la maggior parte dei prodotti che importiamo, circa il 90%, e di quelli che esportiamo, circa il 55%. I porti sono una grande risorsa che però il nostro paese non ha saputo ancora sviluppare – ha sottolineato – quelli del Mediterraneo stanno crescendo, noi potremmo crescere di più, ci sono i presupposti». Una crescita che come ha ricordato il comandante crea occupazione con ricadute positive sull’economia «che prende il 3% da queste attività», ma che «può prendere ancora di più – ha precisato – attorno a questa economia lavorano oltre 800 mila persone circa. Una regione come le Marche e una città come Ancona possono chiedere tanto».

Il comandante ha evidenziato la crescita dei player che portano grandi interessi economici, che richiedono però norme al passo delle esigenze del territorio. Su questo è intervenuto anche l’ammiraglio Enrico Moretti, comandante della Direzione Marittima delle Marche e della Capitaneria di porto di Ancona che ha evidenziato i limiti imposti dalla burocrazia.

Un momento dell'incontro con il cluster
Un momento dell’incontro con il cluster marittimo

Pettorino nel corso della sua visita ad Ancona ha incontrato anche i rappresentanti del cluster marittimo, tra i quali i piloti del porto, il gruppo degli ormeggiatori, i rimorchiatori, gli agenti marittimi, gli imprenditori portuali e i rappresentanti della cantieristica navale, oltre agli esponenti delle associazioni balneari e di diving. Questi hanno evidenziato punti di forza e criticità dello scalo marittimo dorico.Tra le problematiche emerse con maggior forza quella della pesca, che ha visto nel porto di Ancona, e più in generale a livello nazionale, una riduzione del numero dei pescherecci. «L’italia è il secondo paese in Europa per numero di pescherecci e sono 100 mila circa le persone che lavorano in questo settore» ha ricordato il comandante. Secondo Pettorino occorre puntare sulla maggiore qualificazione del pescato italiano rispetto a quello proveniente dai paesi esteri: «i margini per conferire a questo settore un’importanza e una valenza economica fondamentale ci sono, anche perché su grandi parti del nostro territorio insistono delle marinerie che hanno fatto la storia e la cultura del mare del nostro paese e questa storia e cultura vanno rafforzate».

Luca Vitiello del Gruppo Rimorchiatori ha evidenziato gli importanti investimenti economici sostenuti e il rinnovamento dei rimorchiatori, mentre Giovanni Stecconi, direttore di Fincantieri Ancona, ha ricordato le nuove 100 assunzioni dell’ultimo anno e le due nuove navi che saranno varate tra febbraio e agosto, la Regent e la Silversea, ponendo l’accento sulla necessità di ampliare il bacino per garantire maggiore occupazione.

Il direttore di Marina Dorica, Leonardo Zuccaro, ha sottolineato che il porto turistico sta vivendo un buon momento di ripresa dopo la crisi e che è uno tra i pochi porti italiani ad aver ottenuto la certificazione Iso 14001. Il campione di vela e direttore della Frittelli Maritime, Alberto Rossi, ha ricordato infine l’impegno del gruppo ad investire nel settore armatoriale, dove ha in linea una importante nave e un’altra in arrivo dal Messico. Prosegue l’impegno sportivo e sociale di Rossi che ha in programma per il mese di maggio una regata internazionale.