Ancona-Osimo

Comunità energetica rinnovabile: i Comuni marchigiani, soprattutto del cratere, muovono i primi passi

Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche, ci parla di questa nuova realtà che sta interessando anche la nostra regione

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MARCHE- Sempre più comuni marchigiani stanno muovendo i primi passi per costituire una CER, comunità energetica rinnovabile, ovvero un’associazione di utenti– cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni e PMI- che tramite volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di autoprodurre, consumare e gestire energia da fonti rinnovabili ottenendo incentivi sulla loro bolletta. Nelle Marche il comune capofila è stato Montelabbate, nel pesarese, che nel gennaio 2022 ha dato vita alla CERossini: l’impianto fotovoltaico da 15 kW situato sul tetto della scuola media Rossini fornisce energia alla scuola stessa e agli otto privati, 6 abitazioni e due attività commerciali, che si trovano in prossimità dell’istituto e che hanno deciso di far parte della comunità energetica rinnovabile.

Anche se l’iter non è dei più semplici, oggi sono numerosi i Comuni marchigiani che si stanno organizzando con cittadini e privati per istituire le CER, molti di questi sono del cratere sismico. Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche, ci parla di questa nuova realtà che sta interessando anche la nostra regione.

«La CER è una rivoluzione culturale ed ambientale che richiede tempi lunghi a livello burocratico, per questo si impiegano parecchi mesi prima di riuscire a partire. Anche per avere l’ok dal GSE, che riconosce un contributo in base all’energia rinnovabile consumata, passano diversi mesi. Poi ci sono le questioni normative. Abbiamo una Direttiva Europea che meno di un anno fa ha stravolto quanto fatto precedentemente da Comuni come quello di Montelabbate. Ovvero, se prima le comunità erano costituite da pochi utenti allacciati alla stessa cabina secondaria di trasformazione dell’energia, ora si lavora sulla cabina primaria che permette invece di connettere migliaia di utenze».

Marco Ciarulli – Presidente Legambiente Marche

Seguendo l’esempio di Montelabbate, nei prossimi anni vedremo nascere molte CER nelle Marche? «Montelabbate ha costituito una comunità energetica semplice ed efficace. È stato lungimirante. Certamente nei prossimi anni nelle Marche vedremo nascere molte CER. Macerata Feltria ad esempio sta già lavorando per realizzarla e molti comuni del cratere sismico stanno muovendo i primi passi in questa direzione. È infatti attivo il bando Rinnovabili e Comunità energetiche rivolto ai Comuni colpiti dal sisma che mette a disposizione 68 milioni di euro. Il bando finanzia il 100% a fondo perduto ogni tipo di impianto rinnovabile volto a costituire una CER, il finanziamento scende al 50% per la realizzazione degli impianti rinnovabili senza la condivisione dell’energia. Ad oggi circa il 50% dei Comuni del cratere, quindi 1 su 2, ha già avviato una manifestazione di interesse per l’adesione dei cittadini alle CER».

Per costituire una CER si può agire come privati cittadini o devono entrare in gioco le pubbliche amministrazioni? «I bandi prediligono le pubbliche amministrazioni, ciò non toglie che basterebbero due abitazioni per costituire una CER. Come privato cittadino si può installare il proprio impianto e, insieme ad altri cittadini e ad un’impresa, realizzare la comunità energetica che deciderà poi come ripartire l’incentivo dell’energia consumata dall’impianto. Generalmente ad emanare il bando è un ente pubblico o la Regione, ma la proposta può partire anche da un imprenditore».

Quali sono i vantaggi della comunità energetica rinnovabile? «Il risparmio in bolletta, quindi risparmio energetico, e il risparmio ambientale. Le comunità energetiche non sono solo grandi condomini di energia rinnovabile, è importante sviluppare una cultura della sostenibilità. Se si entra in una comunità si è corresponsabili dell’impianto e dell’energia condivisa».

Le CER saranno il futuro? «La crisi energetica ci impone un cambiamento. È bastato il conflitto tra Russia e Ucraina per tirare fuori i problemi. L’Italia non ha grandi potenzialità di materie prime, dobbiamo sfruttare l’energia da fonti rinnovabili, quindi avremo bisogno di impianti e di CER. Tra l’altro nel 2030 dovremmo raggiungere l’obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili. Le CER potrebbero dunque rappresentare un contributo sostanzioso alla transazione ecologica e al superamento di alcuni limiti imposti per le rinnovabili, ad esempio quelli relativi ai centri storici».