ANCONA – L’economia marchigiana dà segni di vitalità all’interno di un Sistema Italia che crescerà come Pil del 5,7% quest’anno e il 4% l’anno prossimo. È quanto afferma la Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, istituto che insieme a Confapi Ancona ha organizzato “Motore Italia per il cambiamento nelle Marche”, evento dedicato alle imprese con l’obiettivo di informarle sulle possibilità di business green e accompagnarle attraverso una transizione ecologica sia concreta che dell’immagine. Un modello vincente che negli anni immediatamente precedenti al Covid ha attirato oltre 11,5 milioni di investimenti e generato quasi 84mila occupati.
«La ripresa dell’economia italiana si sta mostrando più rapida delle attese – spiega Giovanni Foresti, economista Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo – e anche quella marchigiana ha dato segnali di vitalità nel corso del 2021: nel primo semestre l’export ha registrato un aumento del 20,5%, avvicinandosi ai livelli dello stesso periodo del 2019 (-2,1%), grazie alla spinta della provincia di Ancona e ai settori Meccanica ed Elettrodomestici. Per una ripresa generalizzata bisognerà però attendere il 2022, quando anche Moda e Turismo potranno recuperare quanto perso lo scorso anno».
Il primo passo però è quello di non far scappare i giovani talenti. «Bisognerà puntare sugli ITS, un modello formativo professionalizzante di eccellenza, e trattenere e valorizzare i giovani laureati. Solo nel 2019 le Marche hanno perso quasi 1.000 laureati» conclude Foresti.
Secondo Giorgio Giorgetti, presidente di Confapi Marche «gli imprenditori devono organizzarsi soprattutto per l’approvvigionamento della componentistica, creando una rete tra imprenditori e mondo bancario. Si richiede agli istituti di crediti di essere rapidi e snelli. Non tutte le aziende sono pronte ed è anche per agevolare l’uscita dalla crisi che Confapi promuove la formazione».
Secondo Mauro Barchiesi, presidente di Confapi Ancona occorre puntare sui contratti di filiera. «Con questa formula – ha spiegato – l’istituto ha maggiori informazioni sui fornitori rispetto a quelle ricavabili dai bilanci e questo rende possibile strumenti bancari a condizioni più agevolate».
Intesa Sanpaolo ha attivato nelle Marche 20 programmi di filiera con altrettante imprese capofila, circa 350 fornitori per un giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro. «Un grandissimo potenziale che evidenzia la forza di questi microsistemi territoriali – ha commentato Stefania Bergamaschi, direttore commerciale Imprese Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo -. Contratto di filiera è un modo per aiutare ecosistema del buyer e i suoi fornitori. Non solo per le forniture in se stesse e per fidelizzare il fornitore, ma creando interventi per investimenti sostenibili. Il buyer trasferisce il proprio rating e conferma dei crediti al fornitori che acquisisce più forza negoziale nei confronti del sistema bancario e ottiene finanziamenti agevolati».
Una rete fondamentale per il direttore di Confapi, Michele Montecchiani, che fissa per l’associazione «il compito di informare gli imprenditori anche sulla funzione degli istituti di credito. È necessario che le imprese facciano rete e fattore fondamentale è la formazione. Confapi deve sensibilizzare l’imprenditore alla formazione come motore trainante per aumentare le risorse e far conoscere il proprio valore e il valore dell’imprenditore marchigiano anche all’estero. Nelle Marche il cambiamento passa attraverso i cervelli e la modifica del pensiero. Non vanno bene i vecchi modelli. Occorre vedere lontano, questo ce lo ha insegnato anche la pandemia».