ANCONA – Più preparate ma con lavori meno qualificati dei colleghi uomini. Secondo un’indagine dell’Ufficio Studi di Confartigianato, le Marche sono la regione, insieme alla provincia autonoma di Trento, con il più basso tasso di donne che escono precocemente dal sistema di istruzione il 5,0%, a fronte di una media nazionale dell’11,2%. Inoltre, nelle Marche, l’incidenza delle occupate sovraistruite è del 30,0%, quarto posto in Italia (26,0% la media nazionale), superiore di 4,4 punti percentuale al tasso riferito ai maschi (3,1 il gap donna-uomo in Italia).
«Tali dati – commenta Barbara Tacconelli, Referente Donne-Impresa di Confartigianato Imprese Marche – mostrano una situazione delle donne nella nostra regione di questo tipo: elevata presenza, la più alta in Italia in termini percentuali, di donne che hanno un percorso formativo che sia andato almeno oltre la licenza di scuola media, ma che spesso trovano occupazioni meno qualificanti rispetto al titolo formale conseguito nell’ambito dell’istruzione. E questo è solo un limitato aspetto di un concetto ben più ampio che vogliamo sostenere. Oltre che per l’istruzione, infatti, siamo sempre più consapevoli che le donne possiedono delle caratteristiche tali da renderle più apprezzate e ricercate a ricoprire determinati ruoli: la loro poliedricità e sensibilità sono un valore aggiunto che va colto, e non più trascurato, a vantaggio dell’intero sistema».
«A questo proposito basti pensare, e ancora una volta richiamando i dati – aggiunge Natascia Troli, Imprenditrice e Presidente di Confartigianato Ascoli Piceno e Fermo – che abbiamo stimato che il valore aggiunto definito “femminile” (quello prodotto dalle imprese femminili e dalle dipendenti in imprese maschili) è oltre un terzo di quello totale (34,8%)». Ma aggiunge Benedetta Principi, Responsabile dell’Area Credito di Confartigianato Imprese Marche, «i finanziamenti alle imprenditrici rimangono in territorio negativo: tra giugno 2012 e luglio 2018 i prestiti lordi alle aziende guidate da donne hanno fatto segnare un calo del 2,2%».
«Oggi non è più questione di perseguire l’uguaglianza di genere e di superare le discriminazioni – prosegue Natascia Troli – bisogna necessariamente recuperare una visione a tutto tondo dell’universo femminile, che va valorizzato nelle sue peculiarità. Siamo convinti, infatti, che le donne sono in grado di costruire e gestire un modello imprenditoriale capace di reggere le nuove sfide dell’economia e della società, e ne devono, quindi, diventare sempre più le protagoniste, naturalmente tenendo conto del ruolo che la donna ha nell’ambito sociale, spesso come madre, ma in generale di cura e gestione della famiglia».