ANCONA – La ripresa delle attività produttive del porto è stata al centro del consiglio comunale che si è riunito, questa mattina alla Mole, in seduta monotematica e aperta per discutere del futuro dello scalo dorico in seguito all’incendio che ha investito l’area ex Tubimar alcuni giorni fa. Tanti gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni, tra cui quelli dell’Autorità di Sistema Portuale, della Prefettura, dell’Arpam e dell’Asur, dei Vigili del fuoco e delle organizzazioni sindacali.
Questa seduta del consiglio è stata convocata dopo la richiesta dei consiglieri di minoranza. «Ad una settimana dall’incendio – ha sottolineato il sindaco Valeria Mancinelli – la richiesta di convocazione è condivisa da tutti, perché ci stanno a cuore la tutela della salute pubblica e la ripresa delle attività economiche direttamente e indirettamente coinvolte nell’incendio. Importante è la ripresa del lavoro e la vera sfida che questa città da anni sta cercando di affrontare è far convivere l’impatto ambientale con la crescita delle attività produttive. In questa città, Comune, Autorità di Sistema Portuale e Capitaneria di Porto lavorano da anni con un rapporto di cooperazione forte e una sintonia che sul piano nazionale sono rari. Per discutere sugli indirizzi e i programmi operativi da portare avanti, faremo un nuovo consiglio tematico specifico».
Anche il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, Rodolfo Giampieri, ha ricordato che «al porto lavorano 6.500 persone. Ora noi dobbiamo dare risposte concrete e veloci per la ripartenza. Il tema dell’occupazione è molto importante. Ringrazio i vigili del fuoco, la grande collaborazione istituzionale e la solidarietà dei rappresentanti politici». Per quanto riguarda la situazione delle attività produttive coinvolte, Giampieri e i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil territoriali, sostengono sia necessario lavorare velocemente per rendere disponibili altre aree portuali, affinché le aziende dislocate nell’area andata a fuoco possano riprendere la produzione in tempi brevi. Già oggi infatti ci sono lavoratori in difficoltà di ricollocazione, a seguito delle conseguenze dell’incendio. Vale per le attività di logistica e, ancor di più, per quelle della cantieristica. Per Cgil, Cisl e Uil «è necessario non perdere tempo e ripristinare in tempi brevi l’area coinvolta e nel frattempo tutelare le aziende e i posti di lavoro».
Durante il suo intervento, il direttore dell’Arpa Marche Giancarlo Marchetti, ha ricordato i 160 parametri analizzati e assicurato che non ci sono stati rischi derivanti da inalazione di sostanze tossiche. Inoltre ha ribadito che il monitoraggio è ancora in corso. Tanti anche gli ordini del giorno presentati dai consiglieri comunali. «La città ha subito un danno – ha detto il consigliere Stefano Tombolini (60100) – e nessuno ha chiesto scusa ai cittadini. Per ore non abbiamo saputo che cosa stavamo respirando. Tanti sono i problemi porto-città e da tempo non c’è un monitoraggio continuo dell’ambiente. Devono essere effettuati controlli ambientali».
Per la consigliera Lucia Trenta (Ancona X Ancona) è necessario un «continuo monitoraggio e l’Amministrazione con l’Autorità di Sistema Portuale deve valutare quali ulteriori misure di prevenzione possono essere adottate per evitare il ripetersi di simili eventi. Inoltre chiediamo una maggiore prevenzione e che venga fatto il possibile per la ripresa delle attività economiche del porto». Facendo riferimento all’incendio, il consigliere Angelo Eliantonio (Fdi), ha chiesto: «Come mai non esiste un sistema di allertamento acustico, in grado di salvaguardare tempestivamente la popolazione?». Il consigliere ha anche posto l’attenzione sull’inquinamento, «dobbiamo capire quanto e come vengono rispettate le normative comunitarie. Il Comune come può implementare i controlli?». Altra questione su cui lavorare «lo sviluppo del porto, con il problema degli spazi e la riqualificazione di alcune aree».
Il consigliere Daniele Berardinelli (Fi) ha denunciato che «tante erano le cose che il Comune e gli altri enti avrebbero dovuto fare dopo l’incendio, tra cui avvertire tempestivamente il comune di Falconara e lo spazzamento immediato delle strade». «Il porto è l’impresa più importante della regione – ha sottolineato Gianluca Quacquarini (M5S) – e dobbiamo darci insieme un obiettivo. Entro un anno la parte che è stata distrutta dall’incendio deve essere ricostruita. A tale scopo il consiglio comunale dovrebbe chiedere al Ministero delle infrastrutture un finanziamento straordinario urgente per la ricostruzione del manufatto».
Se la consigliera Antonella Andreoli (Lega) ha denunciato il fatto che durante la seduta «il sindaco ha detto sempre “faremo”, ma non è stato detto nulla su cosa è stato fatto in questi anni, innanzitutto in termini di sicurezza», il consigliere Francesco Rubini (AIC) ha lamentato l’assenza durante l’assise delle associazioni di tutela ambientale. «Anche loro sono degli interlocutori importanti – ha detto – e dovevano essere invitati». Inoltre Rubini ha denunciato che «dalla mezzanotte alle sei della mattina, la cittadinanza è stata tenuta all’oscuro su quello che stava accadendo e non è stata avvisata. Non è stato fatto nulla neanche per tutelare la salute dei lavoratori del porto, che la mattina dopo l’incendio si sono recati nello scalo dorico per lavorare come se nulla fosse accaduto».
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