CAMERANO – “La sanità nelle Marche ce la farà a riprendersi?” è stato il titolo del convegno organizzato dal Pd di Camerano con il sindaco Oriano Mercante. Il piano sociosanitario delle Marche, l’atto d’indirizzo più importante della Regione per i cittadini che debbono usufruire di cure, esami ed interventi clinici, è in dirittura di arrivo. «Tutto farebbe pensare ad uno sviluppo e a un miglioramento notevole delle prestazioni, delle strutture ospedaliere, del personale e chi più ne ha più ne metta, addirittura la parola sviluppo appare nella bozza in discussione cinque volte per ogni pagina – hanno detto Franco Pesaresi e Claudio Maffei, i due esperti di sanità, di fronte al numeroso pubblico accorso all’iniziativa nel cortile della biblioteca “Baden Powell” -. Bene, ma poi, quando lo vai a leggere attentamente, ci si accorge che è un “castello di carta”, insomma un libro dei sogni perché non sono previste le risorse necessarie per realizzarlo: né finanziamenti, né aumenti degli organici che permetterebbero di assumere medici e infermieri, che sono assolutamente insufficienti a coprire i bisogni dei pazienti. È previsto invece il ripristino di vecchi ospedali in piccoli centri della regione (sarà un caso là dove vivono importanti amministratori?). E che dire delle nuove ambulanze per l’emergenza predisposte per il periodo estivo nei centri della costa a favore dei turisti (le Potes)?».
Le parole degli esperti
«Non importa che non siano dotate di personale medico e che quelle prestazioni siano già erogate da altri centri d’intervento e che quei 300mila euro all’incirca previsti per approntarle potrebbero essere usati per veri bisogni della popolazione – ha detto Pesaresi -. Lo fa come esempio del modo di procedere dell’Amministrazione regionale che sa di pura propaganda». Quando poi si arriva agli ospedali, Maffei interviene sul significato del programmare le strutture sul territorio: «Anche nei casi in cui due nosocomi di località vicine debbano essere accorpati. Gli apparenti sacrifici, a parità di costi, garantirebbero la qualità assoluta per tutti i cittadini degli interventi ospedalieri distribuiti e differenziati con equità sul territorio. Che te ne fai oggi, per esempio, in un grande ospedale di dieci cardiologie se non si riesce a garantire nemmeno un elettrocardiogramma? Sono molti gli esempi fatti di sprechi e duplicazioni inutili di specialità per ospedale che hanno portato drammaticamente oggi a liste di attesa infinite e che costringono gli utenti a rivolgersi a strutture private. “E chi non ha i soldi?” dice qualcuno. All’errata programmazione del numero dei medici, in seguito al pensionamento, fa seguito la fuga degli stessi verso le cooperative perché si guadagna di più e la medicina territoriale è ridotta al lumicino. Basta pensare paradossalmente a che cosa sono costretti i consultori o i centri d’igiene mentale».