Ancona-Osimo

Core d’Ancona, parla Mauro Bertarelli

In occasione della tradizionale cena dei Cuba, l’ex bomber biancorosso rivive gran parte della stagione trascorsa. Tra prima squadra, giovanili, sogni e quel rifiuto dopo Pagliari

Mauro Bertarelli con Eros Giardini. L'ex bomber ha ritirato il premio "Core d'Ancona"

ANCONA – Il ritiro del premio “Core d’Ancona”, nella tradizionale cena dei Cuba guidata da Eros Giardini, è stata l’occasione per scambiare due chiacchiere con l’ex attaccante biancorosso Mauro Bertarelli. All’attuale allenatore del Settore Giovanile, indimenticato bomber della Dorica tra il 1990 e il 1992, è andato il tradizionale riconoscimento che normalmente viene assegnato ad un giocatore della rosa attuale.

Questa scelta, fortemente voluta dal direttivo dello storico club della Gradinata “Maurizio Neri”, simboleggia un ritorno alle radici e uno sguardo al futuro, a voler chiaramente prendere le distanze dalla deficitaria situazione attuale. Bertarelli, di cui tutti i tifosi dorici hanno ancora negli occhi le corse sotto la Curva Nord, si è dimostrato come sempre disponibile e schietto toccando quasi tutti i punti d’interesse emersi in questa stagione.

Ciao Mauro e grazie di essere con noi..

«Grazie a voi per me è un piacere!»

Il “Core d’Ancona” ad una vecchia gloria piuttosto che ad un giocatore attuale. Al di là della felicità, come leggi tra le righe questa cosa?

«Non voglio entrare nel merito della scelta fatta da Eros e dal direttivo dei Cuba. Da parte mia posso dire che sono orgoglioso di questo premio. Rispecchia tutto quello che Ancona rappresenta per me, una piazza al quale ho dato tanto e che mi ha dato tanto sia da giocatore che da allenatore.»

Guardandola da fuori, e neanche troppo, cosa non è andato in questa stagione per l’Ancona?

«Per farti un’analisi globale bisognerebbe conoscere certi meccanismi. Guardando la rosa i giocatori importanti ci sono ma questa è un’annata in cui è successo praticamente di tutto. Quando dietro hai una società che latita e non esiste ne risentono tutti. E non solo la prima squadra, anche il Settore Giovanile e i tecnici hanno avuto e hanno tuttora notevoli problemi»

Per uno come te, che ancora oggi sei benvoluto da tutta la piazza, quanto poteva essere importante cercare per la squadra di far quadrato con la tifoseria in quest’ultima parte di stagione?

«Sarebbe stato importantissimo. Anche perché la tifoseria, nello specifico la Curva Nord, è fondamentale e può fungere da traino per tutti. Come ti dicevo ci sono state situazioni abbastanza emblematiche, con dei fatti spiacevoli. Fare tutte quelle sconfitte non avvicina la squadra ai tifosi e ciò che accade fuori amplifica tutto. Persino noi tecnici delle Giovanili abbiamo subito tantissimo in prima persona ed è perfettamente normale che i tifosi, a cui le sorti della squadra stanno a cuore, si spazientiscano»

Puntando il focus sul Settore Giovanile come reputi l’annata che hai vissuto e stai vivendo?

«Se guardo i risultati vedo che le vittorie sono tante e non posso che esserne felice. Io guardo la crescita del ragazzo, cerco di trasmettergli l’amore per la casacca biancorossa e l’attaccamento. Voglio che capiscano l’importanza della maglia che indossano. Per me Ancona ha rappresentato tantissimo, non ne ho mai fatto un problema di categoria, sono legato alla città»

…Alla panchina della prima squadra, un giorno, ci penseresti?

«Sinceramente quando andò via Pagliari mi proposero di prendere il suo posto. Ci pensai una notte intera, senza dormire, e poi rifiutai. La mia faccia non la metto in certe situazioni e per certe persone e quindi ho detto di no, senza rimpianti. Per il futuro, cambiando le cose, chiaramente il pensiero è lecito farlo»

In vista del derby di domani, si deve ancora credere alla salvezza?

«Da tifoso uno ci crede sempre, può succedere di tutto e il calcio è strano. Ci voglio credere, ma parlo da tifoso!»

 

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