ANCONA – Sarà una tappa carica di significato quella che vedrà il truck della Polizia di Stato arrivare a Corinaldo, domani, 20 marzo, per la sesta edizione di Una vita da Social, la campagna educativa itinerante della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Una tappa scelta non a caso, quella dove si è consumata la tragedia che ha visto perdere la vita a 5 adolescenti e ad una mamma nella fuga dalla Lanterna Azzurra. «Volevamo manifestare la vicinanza alla cittadina colpita da questo lutto per far capire che la Polizia è al loro fianco», spiega la dirigente della Polizia Postale e delle Comunicazioni Cinzia Grucci.
Obiettivo del tour affrontare con i ragazzi il tema dei social network e del cyberbullismo. Quarantasette le città italiane toccate dal tour, che nelle Marche consisterà in due tappe: Fermo oggi, 19 marzo, e il Corinaldo domani, 20 marzo. Gli agenti incontreranno studenti, genitori e insegnanti e tutte la cittadinanze interessate sui temi della sicurezza online.
Focus di quest’anno una delle tendenze più diffuse sui social: i selfie. Una ricerca condotta da Skuola.net, Università di Roma ‘Sapienza’ e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato su 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni, ha dimostrato che tra i giovani ormai è selfie mania.
SELFIE
La metà dei ragazzi intervistati dichiara di scattarne almeno 4 prima di pubblicarli sui social, ad un ritmo almeno settimanale in 9 casi su 10. Nell’immortalare i ragazzi nella loro quotidianità, identità e frequentazioni i selfie rappresentano un rischio del quale spesso non sono consapevoli. Una tendenza così forte da spingere giovani e giovanissimi a mettersi in situazioni anche rischiose. Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, come alla guida del motorino o della macchina. Un grave rischio come testimoniano anche da numerosi casi di cronaca che hanno visto addirittura perdere la vita a causa di un selfie troppo azzardato. I maschi sono più spericolati in questo senso rispetto alle ragazze, specie intorno ai vent’anni e con rendimento culturale o accademico molto basso o molto elevato.
Complessivamente un selfie viene pubblicato sui social network nella maggior parte dei casi con frequenza settimanale (63%), o quotidiana (14%), se non addirittura più volte al giorno (13%).
Un ragazzo su 4 posta un suo autoscatto almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10 almeno una volta a settimana. Da evidenziare la grande attenzione alle interazioni: nel caso in cui infatti il selfie non riscuota un numero ritenuto sufficiente di “mi piace”, il 31% dei ragazzi dichiara di essere propenso ad eliminarlo dal proprio profilo, molto propensi a cancellarlo i più giovani con basso rendimento scolastico, mente solo il 38% non lo toglierebbe.
Un’abitudine che diventa talmente radicata da comportare anche un notevole dispendio di tempo: il 52% dei ragazzi trascorre 10 minuti a modificare e a descrivere un selfie prima di pubblicarlo (con commenti o didascalie). Ragazze e giovanissimi (meno di 17 anni) sono i più attenti “al risultato”, tanto che il 36% usa migliorare ulteriormente i propri autoscatti che soddisfano complessivamente solo il 53% del campione.
BULLISMO
Altro tema cruciale è quello del bullismo. Dalla ricerca emerge infatti che 2 studenti su 3 sono vittima di bullismo e che i casi relativi ai minori sono raddoppiati: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi nel 2018. L’età delle vittime si aggira tra i 14 e i 17 anni. Un territorio, quello del web, dove spesso i ragazzi si sentono “coperti” da una sorta di anonimato e che vedono come terra di nessuno. Lo scambio di messaggi è rapido e il passaggio all’azione avviene senza pensarci troppo sopra, come se quanto postato non avesse conseguenze. Ed è proprio per questo che gli “hate speech” (“incitazioni all’odio”) prolificano, non solo tra i giovani ma anche tra gli adulti. Spesso si tratta di veri e propri reati che vanno dalla diffamazione, alla minaccia, dalla molestia, agli atti persecutori, fino a sconfinare in alcuni casi nell’istigazione al suicidio.
Tendenze, quelle al selfie e al bullismo, che trovano nel vuoto educativo uno degli aspetti chiave. La ricerca infatti dimostra una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso (il cosiddetto “DareDevil selfie “). Al contrario, i ragazzi che si “limitano” a postare non più di un selfie a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio.
Attraverso l’iniziativa “Una vita da Social”, gli agenti della polizia Postale e delle comunicazioni incontreranno in Italia oltre 1 milione e settecentomila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.00 insegnanti per un totale di 15.000 Istituti scolastici, 250città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
Nelle Marche l’attività della Polizia Postale è stata capillare: durante l’anno scolastico in corso sono stati coinvolti 2.308 genitori, 670 insegnanti, 4.150 studenti in progetti articolati su 56 scuole. Si è trattato di incontri a carattere divulgativo che hanno interessato 45 enti e istituzioni, oltre ad associazioni a carattere educativo-religioso, associazioni sportive, associazioni a tutela dei consumatori, comuni e comunità montane e aziende sanitarie della Regione. Tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019 sono stati siglati protocolli operativi con Confindustria e Confartigianato di Ancona, Pesaro e Macerata (che si aggiungono al Protocollo firmato dalla Polizia di Stato con Ospedali Riuniti Marche). Altri incontro hanno coinvolto il Comune di Senigallia e il Garante dei Minori, la Questura Macerata e l’Asur Area vasta di Macerata.
Il truck allestito con un’aula didattica multimediale è partito a febbraio da Matera e concluderà il suo tour a Roma, toccando le principali città italiane.
LE DUE TAPPE MARCHIGIANE
Alla tappa di Fermo, 19 marzo, destinata agli studenti di alcune classi degli Istituti Secondari di Secondo grado della Città, parteciperà anche personale del Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica di Ancona che insieme al personale del Compartimento, illustrerà l’attività di intervento sulla scena del crimine, anche nel caso siano presenti strumenti informatici da analizzare. Gli studenti avranno l’opportunità di assistere e intervenire con domande e quesiti in uno scenario da C.S.I. scientifico-informatico.
A Corinaldo, 20 marzo, parteciperà anche Paolo Nanni, membro dell’Associazione culturale Red (Rete Educazione Digitale) insieme alle Unità cinofile della Polizia di Stato, con una sorpresa per gli studenti dell’Istituto secondario di primo grado “Sforza” di Corinaldo. Inoltre, quest’anno gli studenti attraverso il diario di bordo potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
I REATI “SOCIAL” PIU’ DIFFUSI NELLE MARCHE
Il furto d’identità digitale sui social è il reato che sta registrando la maggiore escalation, mentre la sex estortion, dove molte segnalazioni non si traducono in vere e proprie denunce, è stabile. Complessivamente nelle Marche sono stati 224 i casi trattati dalla Polizia Postale nel 2018: 121 casi di diffamazione online, 104 furti di identità di cui 86 sui social, 57 sex estorsion, 23 tra ingiurie, minacce e molestie, 14 casi di stalking e 11 molestie. Una persona è stata arrestata, mentre tra le vittime 8 erano minorenni. «Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole – spiega la dirigente della Polizia Postale e Comunicazioni delle Marche, Cinzia Grucci – soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile. Spesso i Media propongono ai ragazzi modelli irrealizzabili: si pensi all’ossessione di corpi “da modella di copertina” che porta tante ragazze a partecipare a gruppi che istigano all’anoressia, si pensi all’aderire a giochi di ruolo on line che variano nel tempo come vere e proprie mode, che spingono i ragazzi a giocare la maggior parte del proprio tempo on line e ad acquistare punteggi per vincere». Di questo, in particolare si parlerà durante la tappa di Corinaldo.
«D’altra parte, il fascino della rete – continua Cinzia Grucci – e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni. Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete che, peraltro, offre tante, irrinunciabili, opportunità positive. In questo contesto si inserisce la tappa di fermo e l’articolata iniziativa di “Una vita da social” per un uso corretto e consapevole del web».