Ancona-Osimo

Coronavirus, contagi fra minori. Giacometti: «Gli anziani più furbi, hanno imparato la lezione»

Il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette richiama l'attenzione sulla necessità di rispettare le misure di sicurezza. Un appello rivolto soprattutto ai giovani che rappresentano i nuovi casi di contagio nelle Marche

Adolescenti (Foto di Andrey_Lesya da Pixabay)

ANCONA –  Con la ripresa degli spostamenti fra regioni e con i Paesi dell’Unione Europea, ad eccezione dell’Austria che ha riaperto a tutti fuorché all’Italia, cresce l’attenzione verso le misure di controllo per evitare il contagio da coronavirus. Una riapertura molto attesa dalla maggior parte degli italiani quella delle frontiere europee e dei confini regionali, anche se alcuni si domandano se possa essere stata prematura e possa mettere a rischio di una seconda ondata di contagi.
«Non credo che sia alto il rischio di riaccensione dell’epidemia se useremo le adeguate misure di sicurezza e di distanziamento sociale» dichiara il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, Andrea Giacometti. «Credo che l’uso della mascherina e della distanza di sicurezza di 1 metro, saranno sufficienti per viaggiare tranquilli – prosegue -. Temo invece di più il non rispettare queste misure: basta vedere cosa è successo nella nostra regione dove i casi nuovi riguardano adolescenti, i quali sicuramente saranno stati troppo vicini e non avranno usato adeguatamente la mascherina. Gli anziani, invece, sono più furbi, hanno imparato bene la lezione».

E infatti proprio ieri (4 giugno) nelle Marche sugli unici 3 contagi rilevati dai tamponi è risultato proprio che si tratta di minorenni residenti nella provincia di Pesaro Urbino: due fratelli di 12 e 14 anni e un bambino di 6 anni. Insomma, le mascherine sono ancora fondamentali, non solo nei luoghi al chiuso, ma anche all’aperto quando non possa essere rispettato il distanziamento di sicurezza di almeno un metro, che sale a due in caso di attività fisica. Ma attenzione perché questo sistema di protezione facciale va utilizzato in maniera corretta. Giusto ieri il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro ha rimarcato che le mascherine vanno indossate al massimo per 6 ore e che non devono essere riutilizzate.

«Le mascherine chirurgiche classiche, acquistate in farmacia, durano al massimo 6-8 ore – spiega il professor Giacometti -. Non è che dopo non riescano a filtrare l’aria, è piuttosto che si inumidiscono, si sporcano e non sono fatte di materiale lavabile o sanificabile. Un discorso diverso va fatto per le mascherine fatte in casa con strati di tessuto, che dovrebbero essere tre: queste ovviamente si sporcano lo stesso, ma resistono ai lavaggi e quindi possono essere riutilizzate. Per il lavaggio è sufficiente acqua calda a 56°C e sapone, non servono candeggina o disinfettanti».

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

In conclusione spiega «le mascherine dovremo usarle ancora per mesi, almeno fino a quando un vaccino efficace non sarà stato somministrato alla maggioranza della popolazione». Fondamentale dunque fare attenzione, perché come sottolinea il primario il virus non è scomparso, riferendosi alle dichiarazioni rilasciate da Alberto Zangrillo, direttore della Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, che aveva detto durante la trasmissione televisiva 1/2 ora in più di Rai 3 che «clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più».

«Il virus sembra “clinicamente scomparso” perché oggi stiamo vedendo i pazienti che hanno contratto da tempo l’infezione: sono quasi sempre soggetti che hanno risolto la polmonite e purtroppo restano in ospedale perché indeboliti dal permanere per settimane a letto o perché affetti da tante altre patologie – spiega il professor Giacometti – . Questi soggetti spesso hanno anche difficoltà ad ottenere la negativizzazione del tampone».

Secondo il primario, però, il fatto che negli ospedali non si ricoverino più «le brutte polmoniti che abbiamo visto a marzo e ad inizio aprile è perché il lockdown ha ostacolato nuove infezioni». Certo è però che per il professor Giacometti «se dovesse esserci una seconda ondata, sicuramente avremmo tanti nuovi casi con grave interessamento polmonare». Insomma, secondo il primario, «il virus non è ancora diventato inoffensivo».

«Da quando è comparso quest’ultimo coronavirus si sono moltiplicate affermazioni senza il minimo fondamento scientifico – spiega -. Persino la metà delle pubblicazioni recentemente apparse su quotate riviste scientifiche sono state giudicate spazzatura. Purtroppo c’è chi ha approfittato della situazione di emergenza per riuscire a pubblicare “facile” o per trovarsi sotto la luce dei riflettori. Non c’è alcun fondamento scientifico per affermare che il virus sia scomparso o che abbia perso la patogenicità mutando: lo avrebbe fatto solo in Italia, mentre nel resto del mondo fa ancora stragi?».