Ancona-Osimo

Coronavirus, è convivenza forzata. Ciccioli: «Innesco per violenza domestica»

Le misure imposte per contenere il contagio possono fungere da attivatori per episodi di maltrattamento, specie se si vive sotto lo stesso tetto. Ecco il parere degli esperti

ANCONA – Un’emergenza nell’emergenza. È quello che rischia di provocare il Coronavirus. Le misure restrittive imposte per contrastare la diffusione del contagio potrebbero provocare una impennata di maltrattamenti e violenze fra le parte domestiche, dove le persone sono obbligate a rimanere coabitando con chi divide il tetto con loro 24 ore su 24 ore, potendo uscire solo per andare al lavoro o a fare la spesa.

Insomma si crea una situazione che, come una bomba ad orologeria, rischia di far esplodere tensioni già latenti che quando va bene si traducono in diverbi, mentre nelle relazioni più deteriorate o caratterizzate da dinamiche aggressive possono sfociare in violenza.

E i primi segnali di preoccupazione ci sono già. Il centro antiviolenza di Ancona registra un crollo importante delle richieste di aiuto da parte di donne vittime di maltrattamenti e abusi. «Prima dell’inizio dell’epidemia arrivavano in media almeno 3-4 contatti telefonici giornalieri – spiega Miriam Fugaro legale del Centro Antiviolenza di Ancona -, ora in poco meno di un mese ne sono arrivati solo 3». Segno, spiega, di «una difficoltà delle donne nel contattarci. Stando in casa con il maltrattante hanno meno libertà di chiedere aiuto, non potendo telefonare davanti a loro».

Il legale del Centro Antiviolenza sottolinea: «Stiamo continuando a sentire regolarmente le donne che seguiamo, le sentiamo telefonicamente sia per il supporto legale che per quello psicologico». «Questo momento sicuramente rappresenta una fase delicata per le donne che vivono una situazione difficile. Non potendo intervenire nell’immediato – prosegue – sarebbe utile coordinarsi con le forze ordine».
La Fugaro rivolge un appello alle donne: «Se vi trovate in difficoltà, è bene cercare il modo di contattarci, anche con un messaggio oppure quando uscite per andare a fare la spesa potete approfittare di quel momento per chiamarci. È fondamentale chiedere aiuto».
Un fenomeno, quello della violenza domestica, che negli ultimi due anni ha visto un notevole abbassamento dell’età delle donne vittime: se prima l’età media era di 40-50 anni, ora ci sono casi anche nell’adolescenza, tra ragazze anche di 16 anni.

Una situazione che non riguarda solo le donne; tra le vittime ci sono anche bambini, anziani e disabili.

È certamente preoccupante quanto accaduto nella notte tra sabato 21 e domenica 22 marzo a Roma, quando un 20enne al culmine di una lite ha ucciso la madre accoltellandola e infine decapitandola.

Lo psichiatra Carlo Ciccioli

«La salute mentale si mantiene con la giusta distanza dalle altre persone – osserva lo psichiatra Carlo Ciccioli, responsabile del Dipartimento Dipendenze Patologiche di Ancona -. Quando una persona è troppo vicina diventa asfissiante e oppressiva, mentre se è distante diviene disattenta e indifferente. In entrambi i casi si creano delle reazioni; la persona che vede l’altro come distante e indifferente, prova sentimenti di abbandono e di rabbia, quella che viene incalzata si sente invece oppressa e perseguitata. È evidente – prosegue – che la costrizione in ambiti molto ristretti di più persone, che non erano abituate a questo, può determinare il rischio di compromettere l’equilibrio familiare precedentemente esistente tra coppie, genitori e figli, fra anziani e fratelli. Tutto questo può far saltare gli schemi, così come le cattive notizie su morti e contagi, soprattutto nelle persone che hanno difficoltà a tollerare la frustrazione e possono generare reazioni di ansia e depressione fino ad arrivare all’aggressività e ad atteggiamenti persecutori e paranoidi».

Insomma si crea l’innesco «per manifestazioni di violenza, in molte delle quali devono spesso intervenire le forze dell’ordine». Un quadro aggravato ulteriormente dall’impoverimento: «Chi sopravviveva con piccole attività come la pulizia delle case, con i lavoretti di collaborazione in nero o con piccoli commerci o servizi, oggi non riesce più a portarli avanti. E non avere di che sopravvivere è un grandissimo stress. È comunque necessario abbassare la tensione emotiva in famiglia, e se si hanno bambini inventare in casa giochi per fargli trascorrere il tempo».

La psicologa Marianna Agostinelli

«Le dinamiche relazionali sono potenziate dalla convivenza coatta» osserva la psicologa Marianna Agostinelli. «Chi subisce violenza domestica è seriamente a rischio, già in condizioni normali, quando non c’erano i provvedimenti restrittivi era difficile che una donna trovasse il coraggio di chiedere aiuto e denunciare, ora che vivono mentalmente la costrizione che non si possa uscire lo è ancora di più. Le conseguenze psicologiche della violenza sulle donne saranno ancora più gravi perché, se prima durante l’arco della giornata c’era un momento in cui la violenza poteva abbassare la curva, quando magari il soggetto maltrattante usciva per andare al lavoro e per questa donna ci potevano essere dei momenti per ricostruire una pausa, in questo caso l’allerta rimane sempre per tutte le 24 ore. Una condizione che a livello psicologico può risultare dannosa per la percezione psicologica della donna stessa in termini di sicurezza personale».

Meri Marziali, presidente Commissione Pari Opportunità Regione Marche

La presidente della Commissione per le pari opportunità Meri Marziali per alzare l’attenzione sul rischio che si crei un picco di violenze ha aderito all’appello pubblico rivolto al premier Giuseppe Conte siglato da oltre 500 donne italiane, fra le quali l’ex presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, il magistrato Anna Finocchiaro, l’ex ministro Livia Turco, la regista Cristina Comencini e l’avvocato per Anna Maria Bernardini de Pace. «È un appello che ha unito mondi diversi in un’unica battaglia: quella contro la violenza fra le mura domestiche che, in tempo di pandemia, rischia di produrre una strage silenziosa – spiega la Marziali – . L’indiscutibile prescrizione di “stare a casa” può portare conseguenze nei contesti familiari difficili e violenti, da qui l’idea di una lettera aperta inviata al presidente Conte e alle forze politiche coinvolte affinché lo Stato faccia sentire la sua vicinanza alle vittime, non abbandonarle in questo momento».

Secondo la presidente della Commissione pari opportunità «è necessario ristabilire un filo di dialogo con le donne costrette in casa e in pericolo, riattivare la fiducia nelle istituzioni». «Per questo nell’appello – conclude -abbiamo chiesto che sia promossa una comunicazione pubblica per divulgare il numero verde antiviolenza e stalking 1522. Per non restare sole con la violenza. Una bella iniziativa contro la violenza sulle donne e sui bambini in tempi di quarantena».