Ancona-Osimo

Coronavirus: i sintomi a cui stare attenti, la prova da effettuare, i farmaci usati nelle Marche

Negli ospedali marchigiani sta proseguendo la sperimentazione del medicinale anti-artrite, ma potrebbe arrivare anche l'antivirale usato in Giappone. Ecco cosa dicono gli esperti. Che propongono anche una prova da effettuare in casa, per capire quando preoccuparsi

ANCONA – Anche nelle Marche si sta valutando l’ipotesi di impiegare l’antivirale Avigan per il trattamento del Coronavirus. Il professor Marcello D’Errico, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, spiega che è necessario attendere  «il protocollo nazionale che verrà messo a punto dall’Aifa per poter eventualmente aderire alla sperimentazione». Si tratta di un antivirale utilizzato già da diverso tempo in Giappone e la cui sperimentazione è partita in Veneto. Un farmaco che, se usato in fase preliminare, potrebbe avere i suoi effetti prima che il virus abbia iniziato a danneggiare i polmoni.

  • Le sperimentazioni in corso

Intanto però a Marche Nord e agli Ospedali Riuniti di Ancona è già partita un paio di settimane fa la sperimentazione del Tocilizumab, il farmaco anti-artrite che aveva mostrato risultati incoraggianti. Ma non è l’unico medicinale impiegato: fin dall’inizio dell’epidemia sono state utilizzate anche altre molecole, in particolare anti-Hiv e anti-malaria, i primi farmaci impiegati in Cina. «Il Tocilizumab è un anticorpo monoclonale che inibisce il recettore dell’interleukina-6 (IL-6) e che per un impiego ottimale andrebbe utilizzato al “viraggio” in senso peggiorativo delle condizioni cliniche del paziente – spiega il professor Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona -. Invece, forse il momento più utile per l’utilizzo dei farmaci anti-Hiv (Kaletra o Rezolsta) potrebbe essere quello delle prime fasi dell’infezione, quando sarebbe importante contrastare l’aumento della viremia. Spesso però i pazienti arrivano in ospedale dopo aver già trascorso una settimana a casa con la febbre».

Il farmaco, utilizzato sui pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, Medicina Sub Intensiva e Infettivologia, «in alcuni casi produce un lento miglioramento nella sintomatologia – prosegue il primario – riducendo l’infiammazione nel polmone e consentendo in questo modo al paziente di respirare un po’ meglio».

  • I sintomi a cui prestare attenzione

Professor Giacometti, quali sono i sintomi che possono far sospettare un contagio da Coronavirus? «Le persone possono essere asintomatiche o avere pochi sintomi come un leggero raffreddore, mal di gola e febbre. In ogni caso quando c’è tosse secca accompagnata da febbre alta e dispnea, cioè difficoltà a respirare con fame d’aria, allora in questo caso è importante contattare il medico, perché significa che il pomone non è più in grado di garantire una adeguata ossigenazione del sangue».

  • La prova da effettuare

Per capire un po’ più chiaramente se è il caso di preoccuparsi e se ci sono difficoltà respiratorie, il professor Giacometti spiega che si può effettuare questa prova: «Se dopo aver camminato nella propria abitazione per 6 minuti consecutivi in piano, si prova affanno come ad esempio quando si salgono le scale, allora potrebbe esserci qualche problema polmonare. In questo caso è importante contattare il medico».

In ogni caso il primario invita le persone con sintomi respiratori a restare in casa e ad isolarsi dal resto della famiglia. «In linea generale stiamo vedendo che il tempo di incubazione del virus è un po’ più lungo di quanto ritenuto inizialmente: la maggior parte dei sintomi compare dopo 8-9 giorni e nel giro di una ulteriore settimana può verificarsi un peggioramento.

  • La sperimentazione sul plasma e l’arrivo del vaccino

Alcuni ospedali stanno lavorando sul plasma dei pazienti guariti. «Nelle Marche i guariti sono ancora pochi, mentre una sperimentazione di quel tipo richiede una casistica più ampia – spiega il professor Giacometti -. In ogni caso superata l’estate potrebbe iniziare la sperimentazione umana di un vaccino. Occorre agire in tempo perché il virus il prossimo inverno circolerà ancora e dobbiamo affrontarlo in maniera diversa, senza più farci “stendere”. Non abbiamo più posti letto, siamo pieni di pazienti affetti dal Sars-CoV-2 (responsabile della malattia definita Covid-19), ma gli altri, affetti da altre patologie non sono spariti. Siamo arrivati ad avere solo a Torrette quasi 200 posti letto per i pazienti critici affetti da Coronavirus, ma la prossima settimana se la morsa dei contagi non allenta potrebbero non bastare più. Il picco è infatti previsto per il prossimo fine settimana, nelle Marche siamo in un certo ritardo epidemico rispetto al Nord Italia».