ANCONA – Arriva al comando dei carabinieri bresciani, in Lombardia, un esposto per fare chiarezza sulla morte di una fisioterapista di Villa Adria, struttura specializzata nella riabilitazione che si trova a Torrette di Ancona. La donna è morta ieri mattina ad Agugliano, in casa. Si tratta di Elia Fratini, 62 anni, originaria di Colli del Tronto (nell’ascolano) che dal 2000 era in servizio al centro fisioterapico privato.
A trovarla deceduta, alle prime luci dell’alba, è stato il suo compagno, un 58enne di origine marocchina che è stato poi ricoverato all’ospedale di Torrette dove è risultato positivo al Coronavirus. La famiglia della donna chiede chiarezza su quanto successo. «Ci sono molti aspetti oscuri, – dice Maria Costantina Fratini, sorella della 62enne deceduta – chiediamo che sia fatta una autopsia e anche il tampone perché ancora oggi non sappiamo se aveva o meno il Coronavirus».
Cosa abbia strappato alla vita Elia non è chiaro. La 62enne, stando al sindacalista della fp Cgil Alberto Beltrani che era in stretto contatto con la fisioterapista (Fratini era iscritta al sindacato ed era stata proprio rappresentante sindacale per la Cgil a Villa Adria), era in attesa di fare il tampone. «Così mi ha detto in un messaggio del 23 marzo scorso, – racconta Beltrani – dopo averlo richiesto più volte al medico di famiglia, al Gores e alla sua clinica senza ricevere risposte. Quando ci siamo scritti l’ultima volta mi ha detto che il medico curante glielo aveva prenotato per farlo». Ma Fratini è morta prima. Era a casa in malattia dal 7 marzo, dopo alcuni casi positivi riscontrati nei pazienti della struttura dove lavorava, e dal 13 stava male.
«Il 19 avevo scritto alla clinica – dice Beltrani – e anche agli organi preposti per insistere di far fare i tamponi a tutto il personale per vedere si erano stati contagiati». Sarà la sorella a presentare ai carabinieri di Toscolano Maderno, in provincia di Brescia, dove risiede, l’esposto sulla morte di Elia. «Cerchiamo di bloccare la salma, – continua la sorella – lei aveva chiesto da più parti di fare il tampone ma è stata dimenticata, lasciata sola. La cosa che ci indigna di più è che alle sue colleghe il test è stato fatto, lei invece ha aspettato di farlo fino alla morte. Forse con una diagnosi più tempestiva poteva essere curata. Mia sorella era una persona generosa che ha dato tanto al suo lavoro, non meritava di morire così. Era stremata, non aveva più un filo di voce per parlare». Proprio alla sorella aveva mandato l’ultimo sms, lunedì. «Le avevo chiesto come stava – racconta Maria Costantina – e mi ha risposto “così-così”».