ANCONA – «Dobbiamo riavvicinarci alla normalità tenendo conto delle difficoltà che hanno le famiglie e rimettere i bambini al centro dell’agenda politica». A dirlo è il garante dei diritti della Regione Marche Andrea Nobili, che propone di elaborare un programma per la riapertura graduale dei centri estivi.
La chiusura delle scuole e il blocco negli spostamenti ha confinato in casa i bambini negando loro anche la possibilità di fare una passeggiata. Senza più contatti sociali e con la quotidianità stravolta dalla sera alla mattina, sono loro i grandi dimenticati di questa emergenza, e sono loro che stanno pagando lo scotto maggiore di questo isolamento. Un isolamento che sta per terminare, ma che proprio con la riapertura delle attività produttive rischia di creare nuove situazioni di difficoltà con le famiglie che si troveranno alle prese con il dover rientrare al lavoro e non avere servizi a cui affidarli, anche perché non tutti hanno i nonni.
Insomma, un rebus per tante famiglie. «Con la ripresa del lavoro e con le scuole chiuse fino a settembre – spiega Simona, mamma di un bambino di 7 anni – è difficile immaginare come poter conciliare l’attività lavorativa con le esigenze dei figli. È necessario avere risposte dal territorio, come ad esempio la possibilità di poter usufruire dei centri estivi, indubbiamente andrebbero gestiti studiando e rispettando le misure di sicurezza previste per evitare eventuali contagi e privilegiando magari le attività all’aperto, piuttosto che quelle al chiuso, e con gruppi di bambini poco numerosi. Ma in ogni caso bisogna trovare delle soluzioni, anche perché i bambini hanno bisogno di riprendere i contatti con i loro coetanei».
Per questo il garante dei diritti ha proposto di istituire fin da subito un gruppo di lavoro regionale così da elaborare nuove linee guida e prevedere l’apertura dei centri estivi «in massima sicurezza». L’obiettivo è quello di «prepararsi con gradualità all’avvio delle scuole, riportando i bambini nella loro giusta dimensione di vita». Inoltre, come osserva Nobili, lavorando fin da subito a un programma per l’apertura di centri estivi, questi possono essere anche l’occasione per sperimentare protocolli di sicurezza per la riapertura dell’anno scolastico.
Secondo Nobili occorre pensare a una sorta di «chiamata pubblica degli operatori dell’infanzia, come educatori e psicologi» in modo da farsi trovare pronti per metà giugno, il periodo in cui tradizionalmente prendevano il via i centri estivi.
«Si deve fare di più – osserva il garante – per garantire le esigenze dei minori e di chi si prende cura di loro». Un tema trascurato nei provvedimenti governativi per l’emergenza Coronavirus dove emergono «lacune per quanto riguarda le problematiche legate alla scuola e alle difficoltà incontrate dalle famiglie per far fronte alle nuove forme di didattica. Occorre – conclude – trovare un punto di equilibrio tra il rischio di aumentare il numero dei contagi e la limitazione dei diritti dei bambini. Sono necessari interventi che attribuiscano loro il giusto valore».
Tra i più penalizzati ci sono i bambini delle elementari, che stanno soffrendo maggiormente dei ritmi quotidiani stravolti. «I bambini hanno vissuto con noi questo momento di isolamento e abbiamo potuto notare che questo ritrovarsi in casa ha avuto, da un lato, l’effetto positivo del riavviare un rapporto profondo genitori e figli in casa – spiega la psicoterapeuta dell’età evolutiva Francesca Mancia – . Dopo un po’, però, è venuta a mancare la componente routinaria dell’incontro con la scuola e i compagni, soprattutto nei casi in cui l’età o l’assenza in casa di dispositivi tecnologici adatti non consenta l’autogestione del computer da remoto».
Secondo la dottoressa Mancia «ai bambini è mancata la fisicità del rapporto di socializzazione con i pari, l’emozione della dialettica concreta e non differita come consentito dai mezzi via web o telefono. I docenti di scuola primaria hanno tentato con zelo di sopperire a questi limiti che sono propri dell’età evolutiva e del tipo di apprendimenti da erogare ma la ricerca ha mostrato forti criticità soprattutto in alcune zone di Italia. I bambini di scuola materna soffrono ancora di più di un iper rapporto con i genitori o di una delega alla televisione se i genitori non sono presenti. Non tutti possono disporre di materiale ludico organizzato o di materiale creativo differenziato in casa come a scuola».
«Pensare al periodo estivo è fondamentale – conclude -, forse anche nella prospettiva di fornire momenti di recupero delle esperienze didattiche e ludiche perdute a causa dell’isolamento imposto per ragioni di salute.
Pensiamo dunque già da ora a centri estivi in continuità con la scuola, a momenti di tipo laboratoriale e relazionale estivo fruibili in sicurezza. Approfittando di parchi, giardini scolatici, musei, piazze dove organizzare in sicurezza piccoli gruppi esperienziali di bambini».
Per la psicoterapeuta «occorre costituire un pool di specialisti che seguano il progetto e diano soluzioni pedagogiche, psicologiche, sanitarie di alto livello avendo cura di supportare i genitori e le famiglie perplesse e spaventate. Va reimpostata già da giugno l’architettura scolastica che costituisce la forma mentis del luogo sicuro per i bambini. Va fatta una riflessione sul momento del pasto e sui luoghi di igiene personale a scuola, già organizzando centri estivi fruibili secondo le norme anti Covid.
Molte sono le perplessità perché non sappiamo ancora come il virus si comporterà in estate e come sarà il generale stato di salute di ogni individuo, dunque anche del bambino, esposto al virus anche se asintomatico».