ANCONA – «Siamo alle prese con un’epidemia terribile che non vede ancora un picco». Esordisce così il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi rivolgendo un ringraziamento a medici, infermieri e agli altri operatori sanitari, in prima linea in una emergenza di portata globale che ha colpito duramente la nostra regione: «Il lavoro che voi state facendo è veramente straordinario, siamo riusciti in queste due settimane a trasformare l’ospedale per accogliere tutto quello che arrivava alle nostre porte».
200 i pazienti positivi al Coronavirus presi in carico a Torrette, dei quali 40 in terapia intensiva e i restanti per la maggior parte ricoverati nella terapia subintensiva.
«Stiamo facendo in queste ore altri aggiustamenti per fare in modo che meno persone possibili rimangano nella tenda fuori del Pronto Soccorso e ci sia la massima accoglienza per tutti coloro che soffrono. Non è facile, però è stato possibile fin’ora fare un vero e proprio miracolo».
Caporossi pone l’accento sulla grande solidarietà mostrata dal personale: «Noi vi siamo vicini, dobbiamo continuare così, dobbiamo fare tutto il possibile e speriamo che i frutti del biocontenimento possano arrivare». «Vi abbraccio forte tutti quanti e andiamo avanti perché tutti insieme ce la faremo».
Intanto a Torrette è in arrivo un macchinario per lo screening sierologico, preventivo ai tamponi a cui verranno sottoposti personale sanitario e amministrativo. L’Azienda ospedaliera, con un procedimento lampo nella giornata di mercoledì 25 marzo, ha indetto una gara aggiudicata venerdì 27 marzo. La macchina, che dovrebbe arrivare al massimo in una decina di giorni, individuerà gli anticorpi del virus: se presenti, gli operatori verranno sottoposti a tampone per verificarne la positività. In questo modo si eviteranno sprechi di tamponi.
Per la sicurezza dei lavoratori, il direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti di Ancona Antonello Maraldo spiega che la direzione ospedaliera ha agio su tre fronti: la «ricerca spasmodica di dispositivi di protezione individuale» per avere dei «flussi di rifornimento costanti» e, grazie alle «donazioni da privati e grazie all’attenzione che hanno avuto i servizi nel distribuirle, abbiamo una autosufficienza che va da oggi almeno per una settimana», poi il lavoro su «uno screening sierologico e una procedura preventiva per individuare chi sottoporre a tampone». Per questo è stata indetta una procedura di gara che già da questa sera consentirà di fare l’ordine per avere «la disponibilità di una macchina per poter iniziare la fase della campionatura già dai primi giorni della prossima settimana». Infine, grande l’attenzione posta sui sistemi di sorveglianza, cioè «gli allontanamenti e le riammissioni», spiega Maraldo, usando un criterio di prudenza «rispettoso delle disposizioni ministeriali e regionali, ma che tende ad alzare la soglia della prudenza».
Il direttore sanitario degli Ospedali Riuniti di Ancona Alfredo Cordoni spiega: «Stiamo assistendo più di 200 persone da un mese a questa parte, non sapremo quanti ancora richiederanno il nostro sacrificio, il nostro sforzo, né sapremo dove ci porterà questa storia, ma sicuramente ho la netta sensazione e la coscienza che insieme ce la potremo fare e tutti, tutti avranno bisogno di noi».
A ringraziare gli operatori sanitari è anche il giornalista sportivo Paolo Giampaoli ricoverato per aver contratto il Covid-19 e ora guarito. In un post affidato a Facebook ha ringraziato «medici, infermieri e Oss dei tre ospedali di cui» scrive «sono stato “ospite”, partendo da UO Malattie Infettive Emergenti e Immunodepresso con il grande dottor Marcello Tavio (Responsabile Area medica), presso Ospedali Riuniti di Ancona del mio amico direttore Generale Michele Caporossi». Dopo 23 giorni con il Coronavirus «grazie a Dio, ai medici e a tutto il personale sanitario, anche stavolta sono qui a raccontarla» scrive Giampaoli che nel post ripercorre passo dopo passo la sua odissea da quel 28 febbraio quando ha iniziato a stare male. Ma il collega non lesina di lanciare qualche stoccata nei confronti di chi si è scagliato ingiustamente contro di lui. Una malattia, il Coronavirus, che suscita a volte nelle persone reazioni pesanti: con eccessiva facilità, superficialità e mancanza di rispetto per la persona e la sua dignità, alcuni commettono l’errore di tacciare quasi come “untore” chi ne è affetto, mostrando una sorta di psicosi che non giova di certo in una emergenza sanitaria di questa portata.