SENIGALLIA (ANCONA) – Da quando mamma Gessica non c’è più, morta a causa di un tumore, il figlio Corrado (21 anni) confida i segreti al silenzio, annusando quel maglione che ha ancora il sapore di lei. Un singolo, quello appena uscito, dedicato alla madre, che se n’è andata nel 2017 (clicca qui per ascoltarlo).
Che è poi l’anno in cui Corrado Mancini, nato a Senigallia nel 2002 (ma residente a Barbara), ha iniziato a scrivere musica. Coincidenze maledette. Come l’ultima. Il suo terzo singolo è infatti uscito l’8 dicembre, tre giorni fa. A cinque anni esatti dalla tragedia della Lanterna Azzurra.
Nella discoteca di Corinaldo, quella notte, doveva esserci un concerto del trapper Sfera Ebbasta. Lì, morirono sei persone, tra cui Asia Nasoni, mentre 59 rimasero ferite. Una balaustra crollò e persero la vita, schiacciate nella folla, Emma Fabini (14 anni, di Senigallia), Eleonora Girolimini (39, di Senigallia), Asia (14 di Marotta), Mattia Orlandi (15 di Frontone), Daniele Pongetti (16, di Senigallia) e Benedetta Vitali, quindicenne di Fano.
Anche Corrado era lì: «Mi sono salvato, ma quel trauma me lo porto ancora dietro. Per un po’ di tempo, dopo i primi mesi dalla tragedia, ho evitato di frequentare le discoteche e tutt’ora, quando mi ritrovo all’interno di luoghi chiusi, cerco come prima cosa le uscite di sicurezza in caso di pericolo».
Corrado, ˊMaglioneˊ è uscita a 5 anni esatti dalla tragedia di Corinaldo…
«È stata una coincidenza, un fatto assolutamente non studiato. Però, credo che per alcune cose le date abbiano un significato».
Cioè?
«Mia madre, a cui è dedicato il terzo singolo della mia carriera, è morta l’11 settembre 2017. E l’11 settembre è il giorno dell’attentato alle Torri gemelle. Lei era la mia colonna, la mia torre. Ed è crollata proprio l’11 settembre».
Il suo ultimo singolo non è solo musica…
«No, c’è anche una foto. Una foto di mamma che ho ritrovato per caso. Risale agli anni ’90 ed è grazie a quello scatto che mi è arrivata l’ispirazione per scrivere il pezzo».
Lei, riferendosi a sua madre, canta: ˊC’è un po’ di te nel mio modo di fare, c’è un po’ di te nei miei sbalzi d’umoreˊ (clicca qui per ascoltarlo). Qual è l’insegnamento che le ha lasciato mamma Gessica?
«La sincerità, verso sé stessi e verso gli altri. E poi il rispetto. Credo che queste siano le basi per ogni rapporto interpersonale, per una convivenza civile, vera, sincera, pura. Me lo ripete sempre anche papà, che è riuscito a colmare la mancanza di mamma».
E suo padre ha ascoltato ˊMaglioneˊ?
«Sì, certo. È la prima persona a cui faccio ascoltare le bozze. Persino quelle di 20-30 secondi. Non ha detto nulla, ma i suoi occhi umidi hanno parlato per lui. Si è commosso».
Com’è morta sua madre?
«Per un tumore. Un giorno, tornai a casa da scuola. Ero piccolo, avevo 12 anni. E mi disse che le avevano diagnosticato dei noduli al seno. Parlava di tumore benigno, del fatto che fosse una cosa comune. Che tanto – ripeteva – si sarebbe salvata. La operarono ed effettivamente andò tutto bene. Ma un anno e mezzo dopo, quei noduli tornarono e si propagarono in altre parti del corpo. Fino al 2017, quando non ci fu più nulla da fare».
Ha mai pensato a dei talent?
«Prima sì, ora non più. Studio al Conservatorio di Rovigo, indirizzo pop. Nel tempo, la mia opinione sui talent è cambiata. Tentai ˊAmiciˊ e a maggio la redazione di ˊX Factorˊ mi convocò per dei provini. Ma io ho rifiutato. Mi ero già pentito subito dopo aver inviato l’iscrizione».
E perché?
«Perché ho iniziato a vedere il mondo dei talent come un mondo finto, del tutto costruito. Se devo inseguire il successo, preferisco farlo percorrendo la strada della scuola, con un bagaglio culturale alle spalle».
Sogna la fama?
«Mi piacerebbe diventare un cantautore».
Glielo auguro. Ma se non dovesse accadere?
«Beh, continuerò nel mondo della musica. Chissà, magari da insegnante o fondando una mia accademia di canto».
Chi è il suo mito?
«Sono cresciuto con Dalla e Battisti, ma ultimamente mi piace molto Enrico Niggiotti».
Qual è il messaggio che vuole trasmettere attraverso le sue canzoni?
«Di imparare ad accettare sé stessi e soprattutto di amarsi e a rispettarsi».
E lei ci è riuscito?
«Penso di sì».