Ancona-Osimo

Il Covid debilita l’attività produttiva delle Marche, economia in caduta

Confindustria e Intesa Sanpaolo illustrano il rapporto 2020 sull'industria regionale. Schiavoni: «Scenario a tinte fosche, ma le imprese non demordono»

ANCONA – Il Covid si è abbattuto sull’attività manifatturiera delle Marche. A confermarlo, il Rapporto 2020 dell’Industria regionale, elaborato dal Centro Studi Giuseppe Guzzini di Confindustria Marche e realizzato grazie al contributo di Intesa Sanpaolo. La produzione, dicono i numeri, segna un -13,5% rispetto al 2019, risultato peggiore rispetto a quello rilevato a livello nazionale (-11,6%).

A livello settoriale, spiccano le marcate flessioni del Tessile Abbigliamento (-25,7%) e delle Calzature (-21,9%), mentre più contenuti della media regionale, seppure in campo negativo, sono apparsi i risultati della Meccanica (-10,9%), dei Minerali non metalliferi (-10,8%), della Gomma e Plastica (-10,7%), del Legno e Mobile (-9,7%), e dell’Alimentare (-2,8%). All’interno del comparto della Meccanica, si segnala la sensibile diminuzione dei livelli produttivi delle apparecchiature elettriche e per uso domestico (-14,2%). Relativamente più contenuta la flessione per i prodotti in metallo (-10,7%) e per macchinari e apparecchi elettronici (-8,7%).

In forte calo anche l’attività commerciale complessiva dell’industria marchigiana nel corso del 2020: l’andamento delle vendite in termini reali ha registrato una flessione del 13,2% rispetto al 2019, con andamenti negativi sia sul mercato interno, sia sul mercato estero. Anche le esportazioni hanno registrato una contrazione dell’11,7% rispetto al 2019: unica nota positiva, la provincia di Ascoli Piceno (+1,6%). Marco Cucculelli dell’Università Politecnica delle Marche, a tale proposito, ha approfondito i comparti nello specifico, sottolineandone le tendenze.

Claudio Schiavoni di Confindustria Marche

«Ci troviamo di fronte ad uno scenario a tinte fosche che purtroppo che non ci stupisce. Una delle crisi più rilevanti degli ultimi decenni – le parole di Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche – ma nonostante la difficile situazione che stiamo vivendo, le Marche sono ancora una tra le regioni più manifatturiere in Italia ed in Europa e da qui dobbiamo ripartire per rilanciare la competitività e la crescita delle imprese e dei territori. Le nostre imprese non demordono e stanno affrontando con determinazione le difficoltà. Ma non possiamo aspettare troppo: dobbiamo far ripartire l’economia e per farlo confidiamo nelle riforme e nelle risorse del Recovery Plan».

A detta di Schiavoni, «essenziale sarà il ruolo della Regione, con cui contiamo di confrontarci e condividere, da qui all’estate, la nuova Programmazione dei Fondi strutturali 2021/2027 che costituirà la base principale per il rilancio della politica industriale e di sviluppo della nostra Regione, intervenendo su quelli che per noi sono gli asset strategici: innovazione e ricerca, digitalizzazione, economia circolare e sostenibilità, internazionalizzazione, gestione finanziaria delle imprese, formazione mirata e collaborazione con le Università».

Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche

«Questo è un momento complesso che ci deve vedere uniti per ripartire – commenta Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche -. Dobbiamo puntare con forza sulla digitalizzazione, considerato che in alcune aree interne e zone industriali non abbiamo ancora nemmeno l’Adsl. Se vogliamo essere attrattivi, è fondamentale sviluppare le infrastrutture immateriali. Ma anche quelle materiali, di collegamento con il resto d’Italia e del mondo. A tale proposito, stiamo cercando di potenziare l’aeroporto con nuove rotte. Serve tuttavia il sostegno di tutti. Continuiamo a confrontarci, è il solo modo per compiere le scelte migliori per le Marche».

La situazione del mercato del lavoro nelle Marche nel 2020 è risultata analoga a quella italiana: una forte flessione degli occupati accompagnata da una consistente, anche se meno intensa, diminuzione delle persone in cerca di lavoro. Gli occupati sono diminuiti di oltre 14 mila unità, con una flessione pari a -2,2% rispetto al 2019, sintesi della contrazione sia degli uomini (-5.700 unità circa pari a -1,6%) che, soprattutto, delle donne (-8.400 unità pari a -3%). Perde nove decimi di punto, rispetto al 2019, il tasso di occupazione regionale passando dal 65% al 64,1%. Nella media 2020, l’occupazione risulta in consistente flessione nei servizi (-16 mila unità pari a -4%) e in calo più contenuto nell’industria in senso stretto (-1.700 unità pari a -0,9%). Cresce invece dello 0,8% (pari a 200 unità) nelle costruzioni e soprattutto in agricoltura (+3.400 unità circa pari a +19,3%). Le ore di cassa integrazione sono aumentate di oltre sette volte rispetto al 2019, passando da 14,4 a 102,2 milioni.

Produzione industriale, vendite sull’interno e sull’estero dei principali settori nel 2020 – Marche

«L’economia marchigiana sta attraversando una fase cruciale, ora occorre uscire dall’approccio emergenziale e sostenere la ripresa della fiducia e degli investimenti – dice Cristina Balbo, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo -. Bisogna continuare a garantire sostegno alla liquidità ma anche aiutare le imprese a pianificare il futuro. Serve un impegno comune orientato agli asset di sviluppo cui la pandemia ha impresso una grande accelerazione, investendo cioè sulla crescita e sulla transizione ecologica e digitale, così da recuperare velocemente competitività. Come prima banca in Italia e nelle Marche siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo al fianco delle imprese e delle associazioni di categoria, in un fondamentale gioco di squadra.

Relativamente al futuro, «nel 2021, il PIL mondiale dovrebbe crescere del 5,9%, recuperando il terreno perso lo scorso anno (-3,5%) – spiega Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo -. Il rimbalzo sarà diffuso e sarà trainato da Asia e Stati Uniti. Il forte aumento atteso dei flussi commerciali internazionali favorirà le economie e le imprese più orientate all’export. La ripresa dell’economia italiana sarà parziale (+3,7%, dopo il -8,9% del 2020), frenata dai servizi. Il tasso di crescita potrebbe toccare un picco nel 2022, grazie alla spinta del PNRR italiano che è il più ambizioso in Europa: vale complessivamente 235 miliardi di euro e si concentra su “green” e digitale».