Ancona-Osimo

Covid ed economia, Regione e Camera di commercio delle Marche rilanciano gli investimenti

Il presidente Sabatini: «Semplificazione e internazionalizzazione per rilanciare le imprese» tramite il Recovery Fund. L'assessore Castelli: «Risorse da intercettare per intervenire sull'emergenza e recuperare competitività quando il covid avrà mollato la presa»

Presentato il bilancio preventivo 2021 della Camera di commercio delle Marche, alla presenza dell'assessore regionale Guido Castelli
Presentato il bilancio preventivo 2021 della Camera di commercio delle Marche, alla presenza dell'assessore regionale Guido Castelli

ANCONA – Un asset strategico tra Regione e Camera di Commercio delle Marche per il rilancio dell’economia locale attraverso finanziamenti per oltre 8 milioni di euro. È questa, in sintesi, l’opportunità emersa oggi, martedì 24 novembre, durante la presentazione del bilancio preventivo 2021 dell’ente camerale, a cui ha partecipato anche l’assessore regionale al bilancio Guido Castelli. Presentazione in cui è stato inserito anche un necessario quadro sull’economia marchigiana, che già prima del lockdown non godeva di ottima salute e che ha risentito in maniera pesante delle imposizioni per fronteggiare l’emergenza covid-19.

Più di 9700 attività dell’intera regione sono limitate dalle normative emergenziali, con circa 50mila lavoratori coinvolti. Il maggior numero di queste attività sono a San Benedetto del Tronto (705), Pesaro (677), Ancona (602), Fano (468), Senigallia (465), Civitanova Marche (432), Ascoli Piceno (360), Macerata (247), Jesi (227) e Fermo (215).

Tra i settori maggiormente colpiti c’è ovviamente la ristorazione, con 7200 imprese ferme e oltre 32mila lavoratori interessati. Rispetto al totale, ristoranti, bar, gelaterie, pizzerie e pasticcerie rappresentano il 73% delle attività limitate con le norme anti covid e pesano sull’economia regionale per quasi il 5%. 
A seguire il settore culturale, artistico, sportivo e dell’intrattenimento che, con quasi 2200 attività, rappresenta il 22% delle imprese totali danneggiate dal passaggio alla zona arancione con le relative restrizioni.
Chiudono questa particolare graduatoria i centri benessere, il settore delle feste e cerimonie, la convegnistica con oltre 260 imprese in difficoltà (2,7%) e quelle relative a lotterie, scommesse, sale slot e da gioco (121), pari all’1,2% del totale.

In questo scenario economico, l’opportunità del rilancio per il territorio marchigiano può arrivare dalla serie di interventi economici camerali per i prossimi 12 mesi che ammonta a oltre 8,3 milioni di euro, come affermato dal presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, il quale ha indicato anche le direttrici strategiche per le pmi marchigiane: innovazione, internazionalizzazione, valorizzazione del territorio, turismo, orientamento, collaborazione con università ed enti di ricerca. «Oggi si internazionalizza, e metto nella partita anche la progettazione europea e la cooperazione  a livello macroregionale – ha affermato Sabatini -, se si fa business sui market place, se si insegna ad innovare e si sostiene l’innovazione. Ma anche se ci si semplifica attraverso la digitalizzazione. Giocoforza, pubbliche amministrazioni semplificate nei processi e imprese più smart diventano anche più sostenibili da un punto di vista ambientale».

Un’azione che si affianca a quelle delle associazioni di categoria e non vi si contrappone, ha tenuto a precisare il presidente della Camera di Commercio delle Marche, perché qualsiasi iniziativa non può prescindere dalla promozione del patrimonio culturale e dalla valorizzazione del tessuto economico marchigiano fatto di aziende artigiane, piccolo commercio ed eccellenze enogastronomiche. Proprio a queste realtà deve andare lo sguardo degli enti pubblici, sostenendo anche attraverso le infrastrutture ormai necessarie come quelle per la banda ultra larga. «La parola chiave è “network” – spiega ancora Sabatini -; non possiamo procedere per compartimenti stagni e nemmeno da soli: il nostro primo interlocutore è la Regione Marche cui ci accomunano i temi e le rispettive strategie. Riteniamo sia la nostra una interazione da potenziare, come pure crediamo sempre più opportuno il passaggio dal protocollo d’intesa, che ha sancito e innestato il percorso virtuoso compiuto insieme da Camera e Regione, a una vera e propria legge delega stabile che trasferisca all’ente camerale competenze e risorse adeguate a realizzare al meglio quanto necessario a ripartenza e sviluppo delle Marche».

La Camera di commercio delle Marche dunque si candida a divenire il braccio operativo della Regione Marche andando a intercettare le risorse del Recovery Fund da redistribuire poi nei settori della digitalizzazione, nell’internazionalizzazione, nel sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile.

Parole a cui ha fatto seguito l’assessore regionale al bilancio Guido Castelli. L’ex sindaco di Ascoli Piceno ha rimarcato la crucialità del ruolo dell’ente camerale a perimetro regionale quale luogo di sintesi e dove si esprime il principio di condivisione responsabile: «Voi siete la nazionale rispetto alle squadre di club. Fondamentale sarà confrontarsi, non solo sul bilancio, ma anche sul documento di economia e finanza: mai come in questo momento così complesso ci sono state così tante risorse da intercettare. Capiremo insieme come spenderle al meglio. La capacità di spesa di un ente pubblico ne misura l’efficienza del sistema e nessun ente può affrontarla in solitaria».

«Noi ci siamo appena insediati – ha proseguito Castelli – e stiamo ragionando su prima manovra economica del governo Acquaroli e abbiamo voluto prendere spunti e stimoli da un partner fondamentale come Camera delle Marche perché oggi la parola d’ordine è sì agire sui sintomi, intervenire sull’emergenza ma continuando a guardare a ciò che è necessario per recuperare poi competitività quando il Covid avrà finalmente mollato la presa». Emergenza e prospettiva per far riprendere fiducia e far ripartire gli investimenti di imprese e famiglie marchigiane: «Un miliardo e 600 milioni nei nostri depositi non vuol dire che siamo più ricchi ma solo più impauriti, non è evitando gli investimenti che si esce dalla crisi. Questo ci viene chiesto in un momento in cui il covid picchia ancora duro ma anche l’epidemia finirà e quel momento non dovrà trovarci impreparati».