ANCONA – Un naso che cola, un colpo di tosse, uno starnuto. Sintomi del raffreddore e dell’influenza che rischiano di essere scambiati per segni di una infezione da covid, gettando in apprensione in chi, in quel momento, si trova vicino alla persona sintomatica. Il covid, infatti, fa ancora paura fra molte persone e con l’arrivo dell’autunno, quando è attesa una nuova ondata di contagi da covid-19, c’è il rischio che sia difficile discriminare fra le malattie influenzali e para influenzali e il coronavirus, dal momento che un file rouge di manifestazioni sintomatiche lega fra loro queste differenti patologie.
Ha provato a fare chiarezza sulla questione uno studio dell’Università dell’East Anglia in Gran Bretagna, condotto su 30 volontari. Ebbene dalla ricerca sarebbero emerse alcune differenziazioni. Innanzi tutto uno dei sintomi più caratteristici, la perdita dell’olfatto sarebbe risultata essere molto più intensa nelle persone affette dal covid-19, non più in grado di identificare gli odori: ma anche improvvisa e senza naso chiuso o che cola. Poi sarebbe più marcata, secondo i ricercatori, anche la perdita del gusto con le persone che non riescono a distinguere tra amaro o dolce. Altro punto cruciale, nel tentativo di fare chiarezza e provare a distinguere tra influenza e infezione da covid-19, sarebbe cruciale il periodo di incubazione, dove l’influenza vanta un lasso temporale più breve. Infine la tosse, che nel caso del covid sarebbe, sempre secondo gli studiosi, secca e insistente.
Ma sulla questione invitano corali alla prudenza i medici. Il dottor Guido Sampaolo, responsabile dell’Area Didattica e Formazione del Centro Regionale di Medicina Generale, sostiene infatti che lo studio si basa su un campione poco ampio di pazienti e inoltre «la perdita del gusto e dell’olfatto» non sono sintomi indicativi del covid-19, dato che «non tutte le persone che contraggono il virus, perdono il gusto e l’olfatto, questo avviene solo in un 10% di loro». Insomma segni che «non sono dirimenti» per la malattia, così come nel caso della tosse, che come osserva il medico è presente «anche nell’influenza, nelle forme allergiche, nella bronchite e in certi casi può anche essere provocata da certi farmaci».
Fondamentale dunque per evitare il virus, il rispetto delle misure si sicurezza, come il distanziamento sociale, la mascherina e lavarsi le mani, rimarca il medico, oltre a «testare, tracciare e trattare i casi sospetti, e ricorrere alla vaccinazione, non appena sarà disponibile: prima per l’influenza e poi, ad anno nuovo, per il covid, così sarà la morte della pandemia».
La pediatra Arcangela Guerrieri, segretaria Omceo (Ordine dei medici chirurghi e odontoriatri) e componente del Gruppo tecnico vaccinale della Regione Marche, pone l’accento sulla vaccinazione anti influenzale che dovrà essere eseguita a tappeto, specie fra i bambini. «Dobbiamo evitare la doppia infezione che sarebbe drammatica – spiega – , la circolazione di entrambi i virus spaventa, perché la diagnosi differenziale si preannuncia complessa e imporrebbe la necessità di sottoporre a tampone tutti i bambini sintomatici, aprendo il problema della riammissione scolastica, oltre che della mole di test necessari».
Uno scenario nel quale «è fondamentale ridurre i casi di influenza» dichiara la pediatra, spiegando che già da maggio il gruppo tecnico vaccinale della Regione ha incrementato le dosi di vaccino anti influenzale per fronteggiare una stagione che si preannuncia già «impegnativa per medici, pediatri e servizio di prevenzione». Insomma come sottolinea la pediatra «la vaccinazione anti influenzale è fortemente raccomandata anche fra i bambini 0-6 anni».
«Ad oggi non ci sono sintomi patognomonici e specifici della malattia SARS Cov 2 che possano far diagnosticare la malattia solo dal punto di vista clinico senza laboratorio (tamponi, sierologia) – puntualizza il pediatra Giuseppe Pino Cicione, membro dell’associazione Pamba, Pediatri Ancona Sud – . La febbre e gli stessi sintomi respiratori tosse, faringodinia, dispnea, rinite, possono essere appannaggio di altre virosi respiratorie come virus influenzali, para-influenzali, rhinovirus, etc. In pediatria nei mesi autunno-invernali con l’apertura delle scuole e col social mixing i bambini sono particolarmente esposti a queste virosi. Da una parte ci tranquillizza la scarsa espressione clinica in pediatria (< 10 anni) dell’infezione da Covid-19, dall’altra parte ci preoccupa la diffusione del virus e l’ impossibilità a discernere l’etiologia se non facendo tamponi. Ma quanti tamponi dovremo fare? Abbiamo i mezzi per farli? Insomma non ci sono certezze di scenari, l’unica certezza è che siamo più preparati e abbiamo qualche conoscenza in più. Non ci si fidi di chi dispensa certezze a 360°: la salvaguardia della nostra salute, mai come in questa occasione, è affidata anche ai nostri comportamenti».