ANCONA – «No alla Covid-fobia». A lanciare un messaggio alle famiglie è il pediatra Giuseppe Pino Cicione. Con la ripresa delle lezioni in presenza a scuola e l’avvio della stagione autunnale, non sono pochi i genitori che finiscono in apprensione al primo starnuto o colpo di tosse dei figli, pensando si tratti di Covid.
Ma il pediatra fa chiarezza e spiega che tra i sintomi discriminanti, che devono spingere le famiglie a rivolgersi al pediatra per chiedere un tampone, c’è la presenza di febbre «che non passa in un paio di giorni».
Il dottor Cicione spiega che in questo periodo gli ambulatori dei pediatri sono tornati a riempirsi di bambini che frequentano la scuola dell’infanzia, dove la mascherina non è obbligatoria, con naso che cola e tosse, ma si stratta solo di infezioni virali. «Abbiamo gli ambulatori pieni di bambini con “l’asilite”» afferma scherzosamente, riferendosi appunto a queste infezioni legate alla socialità scolastica.
Il pediatra spiega che «9 bambini su 10 con Covid hanno la febbre» e fa notare che quando si richiede un tampone per valutare una eventuale positività al virus occorre considerare la «presenza di un link epidemiologico, ovvero quando si è in presenza di un bambino che è stato a contatto con un familiare affetto dal virus, oppure quando il bambino ha partecipato ad una festa di compleanno».
Quando una febbre persiste per più di 48 ore «e non ha spiegazione in un’altra patologia, allora si può pensare al Covid. Ma non tutti i raffreddori e non tutte le tossi derivano da questo virus». Il pediatra pone l’accento sui rischi legati al focalizzarsi solo su questa infezione, trascurando il fatto che sono numerose le malattie pericolose per i bambini.
«Un bambino con febbre può avere una otite, una meningite, una boncopolmonite – prosegue – e una mamma non deve preoccuparsi che il figlio abbia il Covid, ma che possa avere tante malattie fra cui anche il Covid. Non bisogna correre il rischio di sottovalutare altre malattie ben più gravi del Covid per l’età pediatrica».
«Siamo in preda ad una Covid-mania o Covid-fobia, come la si voglia chiamare. Serve una giusta misura». Inoltre esprime perplessità sui test salivari e spiega che tra i test più affidabili ci sono i molecolari e gli antigenici rapidi. In ogni caso rassicura che «se i genitori sono vaccinati possiamo già stare parzialmente tranquilli, perché ci sono studi che dimostrano che il vaccino riduce la carica infettante».