ANCONA – «Rivedere il sistema dei colori? Meglio adottare il modello spagnolo con le attività tutte aperte e il solo obbligo di mascherina all’aperto». Il direttore di Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco, non ha dubbi e alla proposta della Conferenza delle Regioni che chiedono di abbandonare la classificazione in fasce di rischio a colori, contrappone la linea intrapresa dalla Spagna.
Cosa chiedono le Regioni
La richiesta delle Regioni è quella di modificare il bollettino dei contagi, dal momento che al numero esponenziale dei contagi registrato sulla scorta della variante Omicron, per ora, fortunatamente, non corrisponde un “intasamento” delle strutture ospedaliere, come invece avveniva un anno fa, quando la vaccinazione non era ancora partita.
Insomma un quadro mutato che richiede secondo le Regioni una revisione delle misure per contenere il contagio. Accanto a questo chiedono anche di ampliare l’elenco dei negozi in cui si potrà entrare senza green pass a partire dal 1° febbraio. Insomma ingresso libero per le attività tranne che in zona rossa.
Per Confcommercio Marche «serve un cambio di passo»
Per Confcommercio serve un cambio di passo, e il modello auspicabile è quello dei “cugini” spagnoli, con le «attività tutte aperte e mascherine». Un ragionamento che Polacco fonda sull’osservazione di quanto sta accadendo nell’ultimo periodo nel mondo della ristorazione. «Nei ristoranti si sta registrando un calo enorme di presenze – spiega -, la gente ha la fobia e non esce più, preferisce restarsene a casa».
Inoltre, osserva, «dobbiamo capire quale è l’alternativa al sistema basato sui colori, non lo sappiamo ancora», ma in linea generale «solo con un sistema libero, come quello spagnolo, le attività possono sopravvivere».
Il Green pass, fa notare, «non sta aiutando le attività» e il timore dell’associazione di categoria e che l’estensione della certificazione verde anche ad altre attività, che scatterà il 20 gennaio, possa provocare ulteriori danni. In quella data infatti il pass base servirà per andare dal parrucchiere, dal barbiere e nei centri estetici. L’altra data cardine è quella del 1° febbraio quando la certificazione base (che si ottiene anche con l’esito negativo di un tampone) sarà obbligatoria per tutti gli altri negozi, ad eccezione di alimentari, supermercati, farmacie, edicole e tabaccai.
Secondo Polacco però non si può proseguire su questa strada, «serve un cambio di passo: occorre mettere in campo un nuovo sistema che oltre a valorizzare la salute della persona, valorizzi anche il lavoro. Finora si è pensato solo a valorizzare la salute ma non il lavoro, così però si toglie l’entusiasmo e si penalizza l’economia».
Esperti prudenti, Menzo: «Non possiamo allentare tanto»
Ma se il mondo economico chiede al governo di darsi una scossa alleggerendo le limitazioni anche in virtù di una campagna vaccinale che procede ed ha immunizzato, solo nelle Marche l’84,16% della popolazione (dato al 15 gennaio) con la seconda dose e l’89% con la prima dose, quello degli esperti tira il freno a mano e invita alla prudenza.
Ad esprimere l’altra sponda di pensiero, quella che punta alla prudenza, è il virologo Stefano Menzo, primario agli Ospedali Riuniti di Ancona, che alla specifica domanda risponde: «Non mi sembra un’ottima idea, c’è l’esigenza di rispondere ad un problema clinico visto che c’è una percentuale di popolazione che ancora non si è mai vaccinata e non ha ancora mai contratto il virus: non possiamo allentare tanto».