ANCONA – Come annunciato in aula, il gruppo assembleare del Partito Democratico ha depositato una mozione a prima firma della consigliera Manuela Bora per impegnare la giunta regionale a chiedere l’interruzione immediata dei lavori per la realizzazione di un Centro di permanenza temporanea e il rimpatrio in prossimità dell’aeroporto di Falconara Marittima. L’atto andrà in discussione nella seduta di martedì prossimo.
LEGGI ANCHE: Falconara, la sindaca sul nuovo Cpr: «Non sono arrivate comunicazioni ufficiali»
«Il vicepresidente e vicequestore Saltamartini – afferma Bora – sostiene che la Regione non può opporsi alla decisione del governo Meloni. In realtà, questa finta arrendevolezza nasconde la piena condivisione del progetto del nuovo Cpr da parte di tutta la giunta regionale, incurante della netta opposizione espressa non solo da associazioni e forze politiche, ma addirittura dalla stessa sindaca di centrodestra di Falconara, Stefania Signorini, la quale ha pubblicamente dichiarato il suo disappunto per una decisione non condivisa e soprattutto molto critica rispetto alla realizzazione di questo intervento. Peccato che lo stesso non abbia fatto il suo predecessore, l’attuale assessore regionale al Bilancio Goffredo Brandoni, che si è di buon grado accodato al diktat di Giorgia Meloni e del presidente Acquaroli».
«Noi – aggiunge la consigliera del Pd – riteniamo invece che la Regione Marche non solo abbia il diritto, ma persino il dovere di opporsi a questa decisione, sia per l’inidoneità del sito scelto, ovvero un’area a rischio esondazione, sia per motivi politici. Infatti, la decisione del governo Meloni di aumentare il numero dei centri di rimpatrio, rendendone obbligatorio almeno uno per ogni Regione, rappresenta una scelta anacronistica e un inutile sperpero di denaro pubblico, frutto di un approccio ideologico e propagandistico al fenomeno dell’immigrazione. Ribadiamo la nostra contrarietà a questa forma di detenzione amministrativa e ne chiediamo il superamento a favore di una politica fondata sull’accoglienza e l’inclusione sociale. È noto come i Cpr rappresentino spesso luoghi non sicuri per le persone ospitate, detenute senza aver commesso alcun reato e in condizioni inumane. Non va poi dimenticato che negli ultimi anni, la realizzazione di queste strutture è diventata un vero e proprio business che attira gli interessi economici di grandi multinazionali e cooperative. Vogliamo veramente che le nostre istituzioni siano complici di questi affari fatti sulla pelle dei migranti e sulla violazione dei più elementari diritti umani? La destra continua a sbagliare, dall’Albania alle Marche propone e impone modelli che si rivelano non solo fallimentari ma anche dannosi per la dignità delle persone e per le casse dello Stato».
LEGGI ANCHE: Cpr Marche, sindacati e associazioni: «I Cpr sono luoghi di privazione della dignità»