ANCONA – I bilanci dell’istituto di credito non sarebbero stati chiari e durante la gestione commissariale sarebbero maturate perdite pari a 1miliardo e 400milioni oltre a quelle già esistenti, ovvero 790milioni di euro.
È quanto è emerso nell’udienza di ieri (16 dicembre) relativa al processo per il crac di Banca Marche. A dirlo è stato Giuseppe Grassano, membro del cda dell’istituto di credito dal 2012 al 2013. Nella sua testimonianza, durata quasi 9 ore, Grassano ha fatto luce sui rapporti tra manager e fondazioni.
«C’era carenza di capitale» ha dichiarato in Aula spiegando che il livello degli accantonamenti sui crediti deteriorati non era sufficiente a coprire le perdite maturate dall’istituto di credito proprio a causa dei clienti che non restituivano i finanziamenti ricevuti.
Nel corso della testimonianza resa davanti al collegio penale presieduto dal giudice Grassi, il teste ha sostenuto che di aver segnalato la situazione critica all’ex direttore Bianconi il quale però per tutta risposta gli avrebbe spiegato che le fondazioni volevano utili pertanto dovevano essere erogati prestiti per far crescere il bilancio della banca.
Tra i passaggi chiave dell’udienza oltre a quello nel quale una parte del debito di 2,2 miliardi che avrebbe trascinato nel default la banca sarebbe maturato nel periodo del commissariamento, c’è anche il fatto che Grassano avrebbe in qualche modo confermato l’esistenza di un debito dell’istituti di credito marchigiano verso la Bce per oltre 4 miliardi e 300 milioni di euro che poi sarebbero stati rimborsati da Banca d’Italia, confermando particolari ricostruiti da Goffi. Insomma Banca delle Marche avrebbe compiuto un travaso enorme di liquidità verso la Bce.
Per quanto riguarda la gestione Goffi ha spiegato che avrebbe proseguito nella proroga di finanziamenti a imprenditori edili senza che queste proroghe fossero supportate da adeguate ipoteche e garanzie ipotecarie.
Momenti di tensione si sono verificati quando il legale di Unione Nazionale Consumatori Corrado Canafoglia ha insistito più volte con il Tribunale affinché gli atti dell’interrogatorio fossero trasmessi in Procura visti i numerosi non ricordo del teste. Ma il Tribunale si è riservato la decisione. Inoltre sarebbe emerso che il bail-in sarebbe stato applicato retroattivamente, mentre poteva essere introdotto solo dal 1 gennaio 2016 in poi e non nel novembre del 2015.
Una richiesta quella di trasmettere gli atti al Tribunale presentata anche dall’avvocato Salvatore Santagata che sottolinea come «quale membro del cda Grassano ha contribuito a deliberare in 6 mesi 25 finanziamenti o proroghe verso i 4 gruppi di imprenditori» che avrebbero trascinato la banca nel default.
Prossima udienza il 23 dicembre.