ANCONA – C’è tempo per avere giustizia fino al 2031 per i beffati del crac Banca Marche. Lo chiarisce per inciso lo stesso procuratore capo Elisabetta Melotti dopo l’audizione alla commissione bicamerale sulle banche avvenuta ieri (29 novembre) a Roma. «Il nucleo di questo procedimento per il quale abbiamo chiesto il rinvio a giudizio – spiega Melotti – ed è in corso l’udienza preliminare, riguarda reati così detti fallimentari che sono così perché vi è stata la dichiarazione di insolvenza del marzo 2016 che ha comportato la contestazione di questi reati che riguardano sia condotte contestate come operazioni dolose distrattive relative alle modalità di erogazione dei finanziamenti sia di falso in bilancio. La contestazione di questi reati scade nel 2031, la prescrizione minima».
Il procuratore ha voluto spiegare la situazione a seguito delle prime notizie battute dalle agenzie di stampa e riprese da molti giornali oggi dove era emerso il rischio prescrizione per la lunghezza del processo. Ma non sarà così, almeno per le 2.800 persone, tra azionisti, risparmiatori e dipendenti, che hanno avviato la richiesta di costituirsi parte civile nel processo fallimentare miliardario che ha visto impegnati tre pm, Andrea Laurino, Serena Bizzarri e Marco Pucilli. Richieste che sono al vaglio del giudice.
«Il rischio prescrizione per questi reati non c’è – continua Melotti – il processo è per reati fallimentari, non sono contestate appropriazioni indebite. Ci sono già state le richieste di costituzioni di 2.800 persone e sono per questi reati. Il tempo decorso dall’inizio della prescrizione cioè la dichiarazione dello stato di insolvenza è marzo 2016, nemmeno due anni, e siamo in udienza preliminare».