Nel 2016 l’attività economica nelle Marche è cresciuta in misura modesta, meno che in Italia, con un indebolimento nel secondo semestre dell’anno: circa +0,6% di Pil per la regione, a fronte della già debole ripresa nazionale (+0,9%). Alle non sfavillanti performance dell’export (+0,5% al netto dei trasferimenti infra-gruppo farmaceutici e petroliferi) si abbina un calo degli occupati (-0,8%) su cui hanno pesato gli effetti del sisma (43,2% del territorio) che ha sottratto flussi turistici e ostacolato le attività economiche dei luoghi più vicini agli epicentri. Un trend da “lumaca” proseguito nei primi mesi del 2017.
È la fotografia del Rapporto di Banca d’Italia sull’andamento dell’economia marchigiana, presentato oggi alla stampa presso la Sede di Ancona dal direttore Gabriele Magrini Alunno e dal coordinatore dell’ufficio studi Giacinto Micucci. Un risultato su cui «ha influito – spiega il report – anche una devastante serie di eventi sismici che ha coinvolto un’ampia porzione del territorio regionale; come primo impatto sull’economia, la sequenza sismica ha sottratto flussi turistici al territorio colpito e ha ostacolato le attività economiche dei luoghi più vicini agli epicentri, caratterizzati da una prevalente specializzazione nell’agricoltura e nelle attività manifatturiere e commerciali a essa maggiormente legate. Hanno invece continuato a sostenere l’attività produttiva le imprese industriali di medie e grandi dimensioni, che hanno anche intensificato gli investimenti». Quanto al resto dell’anno, si spera: «secondo le valutazioni formulate dalle imprese – si legge – le prospettive relative agli ordini interni ed esteri e le intenzioni di investimento rimarrebbero moderatamente favorevoli. Un sostegno alla ripresa economica, in particolare nel settore delle costruzioni, potrebbe venire dall’avvio delle opere di ricostruzione post-sisma».
Tra i settori produttivi, nel 2016 i risultati migliori sono stati ottenuti dall’industria manifatturiera, che ha beneficiato di un moderato rafforzamento degli ordini interni ed esteri. L’andamento è stato disomogeneo tra i comparti – dove prosegue la crescita dell’industria mobiliera e di quella meccanica, a fronte del calo della moda – e soprattutto tra le classi dimensionali di impresa: in tutti i principali comparti le aziende di maggiore dimensione hanno conseguito risultati più favorevoli delle piccole, le cui difficoltà perdurano. Si è prolungata la fase recessiva dell’edilizia, che stenta a trarre sostegno dal recupero degli scambi nel mercato immobiliare, anche a causa della considerevole quantità di immobili rimasti invenduti. Il settore terziario ha ristagnato, risentendo anche del calo delle presenze turistiche.
Nel 2016 l’occupazione è diminuita, dopo la sostanziale invarianza del 2015; nell’ultimo biennio le Marche non hanno condiviso il percorso di crescita occupazionale osservato nel complesso del Paese. Nel 2016 il calo si è concentrato nei comparti delle costruzioni e dei servizi ricettivi e del commercio. È lievemente aumentato solo il lavoro dipendente e principalmente nelle forme meno stabili. Il tasso di disoccupazione è salito, assottigliando il divario favorevole rispetto alla media nazionale. Negli ultimi anni il quadro occupazionale è peggiorato soprattutto per i giovani con meno di 35 anni e per gli stranieri.
Nel 2016 la spesa delle famiglie per beni di consumo, in particolare quelli a uso durevole, è aumentata per il terzo anno consecutivo, dopo il forte contenimento negli anni della crisi del debito sovrano. Dalla seconda metà del 2015 si stanno espandendo anche gli acquisti di abitazioni, sebbene il volume degli scambi sia pari soltanto alla metà del picco raggiunto nel 2006. Le nuove spese hanno alimentato la domanda di credito delle famiglie, che ha incontrato distese condizioni di offerta da parte del sistema bancario e, in particolare, tassi di interesse in ulteriore flessione. I nuovi contratti di mutuo, in forte espansione, sono stati di minore importo unitario e destinati in misura maggiore a persone più giovani. In presenza di bassi livelli dei tassi di interesse, il risparmio finanziario si è ancora diretto verso forme d’investimento prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente; si sono accresciuti anche gli investimenti in strumenti del risparmio gestito, che agevolano la diversificazione del rischio di portafoglio.
Per quanto riguarda il mercato del credito, spiega Bankitalia – «è proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche, soprattutto a opera degli intermediari di maggiore dimensione: il numero di sportelli si è ridotto e in parallelo si è andata diffondendo l’offerta di modalità di relazioni con la clientela a distanza, tramite tecnologie per l’informatica e la comunicazione. Il credito al complesso della clientela regionale è risultato stazionario. La qualità del credito sta gradualmente migliorando».
Sul fronte della finanza pubblica «nel 2016 il debito delle Amministrazioni locali delle Marche è ancora diminuito; la sua incidenza sul PIL regionale è in linea con la media delle Amministrazioni locali del Paese».