ANCONA – Se la pandemia con la convivenza forzata tra le pareti domestiche aveva causato un incremento degli episodi di violenza contro le donne, i rincari e la crisi economica, insieme all’incertezza per il futuro collegata anche ai mutati equilibri internazionali a causa del conflitto in Ucraina, sta generando una nuova ondata di violenza.
L’associazione Donne e Giustizia di Ancona, che gestisce il centro antiviolenza della provincia, rileva un incremento del fenomeno: a fine luglio del 2021 erano 75 le nuove donne vittime di violenza assistite da inizio anno, un numero che nei primi sette mesi del 2022 segna un incremento di 13 unità rispetto allo stesso periodo, arrivando a quota 88 nuove donne.
A subire più di tutti angherie tra le mura domestiche sono donne italiane, mamme, con una età media attorno ai 40 anni: delle 88 donne assistite dal centro antiviolenza di Ancona da inizio 2022, 25 sono straniere e 63 italiane.
Le donne vittime di violenza in questo primo spaccato di anno hanno segnalato per la maggior parte episodi di violenza fisica, psicologica e per il 20% di violenza economica e sessuale, mentre 6 donne sono rimaste vittime di stalking, persecuzioni messe in atto soprattutto da parte di ex partner.
Da segnalare poi il fatto che gli episodi coinvolgono purtroppo il più delle volte anche i figli di queste donne: nel 70% dei casi di violenza segnalati all’associazione, i minori sono vittime di violenza assistita. Ovviamente si tratta di numeri sottostimati rispetto alla reale portata del fenomeno, in quanto molte preferiscono tacere e non chiedere aiuto per timore di altre violenze.
Roberta Montenovo, presidente dell’associazione Donne e Giustizia di Ancona, spiega che «la crisi economica attuale rende più difficile la separazione, costringendo le coppie a continuare la convivenza» causando una spirale di tensioni che in alcuni casi sfocia in episodi di violenza.
Con le donne che superati i 40 anni faticano a ricollocarsi nel mondo del lavoro e che in ogni caso anche quando lavorano sono maggiormente soggette al precariato e a stipendi più bassi, sono molte quelle che decidono di restare anche con partner violenti.
«La violenza è un fenomeno trasversale – puntualizza -, non è la crisi che rende l’uomo violento, ma certamente, in certe situazioni, acuisce e agevola l’esercizio della forza da parte dell’uomo nel contesto familiare». Per quanto riguarda l’identikit dell’uomo violento «non ci sono stati cambiamenti» spiega, «ha una età che solitamente si colloca nella fascia 40-50 anni, quella in cui si risentono maggiormente gli effetti ad esempio della perdita di un lavoro. Ci sono famiglie con i bambini – aggiunge – che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e sono quelle che risentono maggiormente della violenza acuita dalla crisi, ma il fenomeno della violenza interessa anche tanti giovani e colpisce anche donne 20enni, ma in questo caso le motivazioni alla base sono diverse, si tratta di uomini controllanti e maltrattanti nella relazione».