ANCONA – Quello che si intravede all’orizzonte è un autunno da bagno di sangue, se non intervengono le autorità nazionali e internazionali per calmierare il prezzo dell’energia. Bollette triplicate, in alcuni casi addirittura quintuplicate, rischiano non solo di mandare gambe all’aria il tessuto produttivo, ma di far implodere i consumi e far scivolare il Paese verso una recessione terrificante. Il professore Marco Giuliani, presidente del corso di laurea magistrale in Management della Sostenibilità ed Economia Circolare, ha le idee chiare in merito: «Serve un unico, grande, interlocutore che riesca a ottenere un determinato prezzo dell’energia da parte dei Paesi che erogano queste materie prime – afferma – e in questo l’Europa deve cominciare a svolgere un ruolo cruciale».
In che senso, professore?
«Gli scenari sono sostanzialmente due: una partita si gioca sul piano delle politiche internazionali. Il tema dell’Unione Europea che parla di un tetto al prezzo dell’energia può andar bene, ma dipende da come lo si attua».
Ovvero?
«Non possiamo pretendere di imporre noi il prezzo massimo. Serve che lo faccia un interlocutore unico, forte, che tratti con la Russia e con tutti i Paesi che vendono energia all’Italia e agli altri Paesi europei».
Soluzione due?
«Altrimenti lo Stato compra compra ad un prezzo, ma il differenziale tra prezzo e price cap lo mette l’Unione Europea. O lo Stato stesso».
Quali ripercussioni ci saranno nell’immediato sulla vita di tutti i giorni?
«Ci saranno dei cambiamenti rispetto alle abitudini di consumo dei beni di prima e seconda necessità. Così come l’utilizzo di certi servizi. Sostanzialmente siamo dentro un momento di riequilibrio del mercato. Quasi una transizione imposta. E’ chiaro che le fasce più deboli faranno più difficoltà».
Ma come si assesterà il mercato?
«Secondo alcune teorie economiche, c’è chi sostiene che il mercato si autoregolamenta da solo. Tesi che non mi convince, onestamente. E’ un modello darwiniano di selezione del più forte che tende ad adattarsi in questi nuovi equilibri di mercato. Non mi convince, lascia troppi morti sul campo».
E allora qual è la prospettiva migliore?
«E’ importante in questo momento che ci sia una leadership forte a livello di governo, con una visione non drastica di passaggio a tutte le forme di energia sostenibile, ma in un’ottica a medio termine. E soprattutto ragionando su un intervento politico rivolto ad eventuali aiuti pubblici. Bisogna dare supporto e sussidio in modo attento».
Ecco, lei ha parlato di energia sostenibile. Ci sarà un passaggio verso le rinnovabili?
«Sicuramente sì, ma bisogna capire come farlo e in quale modalità. Un Paese come l’Italia è strutturalmente molto legato alle energie fossili. La corsa all’acquisto di materiali per il fotovoltaico non ha fatto altro che far schizzare i prezzi alle stelle. Dunque andare subito verso un altro settore non provoca altro che un’impennata dei prezzi».
Come se ne esce?
«Occorre che ci sia un aiuto dallo Stato anche in questo senso, così da evitare che i prezzi s’impennino improvvisamente. Serve che ci sia un equilibrio, tanto più in momenti di transizione».