ANCONA- «Mi sono visto cadere il ponte addosso e questa scena la sogno la notte», «per due mesi non sono riuscito a dormire», «prendo una manciata di medicine al giorno». Sono ancora provati i tre operai rimasti feriti nel crollo del ponte 167 sull’A14, avvenuto il 9 marzo scorso tra Camerano e Castelfidardo e costato la vita ai coniugi Diomede. L’operaio che lavorava per il Gruppo Nori si è licenziato, i due operai della Delabech al momento non lavorano. Le testimonianze dei tre romeni residenti nel Lazio, sono state ascoltate questa mattina (7 novembre) in Tribunale. In aula il gip Antonella Marrone, il Pm Irene Bilotta e i difensori dei 42 indagati per il crollo del ponte. Nel corso dell’incidente probatorio sarebbero emerse versioni contraddittorie sui lavori. Il ponte era stato sollevato ma doveva essere ancorato quando ha ceduto oppure i lavori erano conclusi? L’incidente probatorio è stato rinviato al 9 gennaio per l’esame dei testimoni da parte delle difese.
«Il ponte non era allineato e mentre lo stavano raddrizzando è crollato. Io mi trovavo sopra, stavo facendo i buchi per mettere i guardrail nuovo quando ha iniziato a spostarsi il pavimento. All’improvviso ho sentito la terra mancare sotto i piedi e le urla provenienti dagli operai che lavoravano nel ponteggio – ricorda quei drammatici momenti l’operaio della Nori -. Eravamo in sei: 3 operai sopra il ponte, sotto due e il capo cantiere. Alcuni sono riusciti a mettersi in salvo, io sono caduto da 7 metri. Tra il pronto soccorso di Torrette e quello di Roma mi hanno dato 3 mesi di malattia. Ho ancora molti dolori».
Gli altri due operai della ditta Delabech si trovavano invece sul ponteggio quando il ponte è crollato. «Non sappiamo nemmeno noi che cosa è successo. Per fortuna ci trovavamo sul ponteggio altrimenti saremmo stati schiacciati».