ANCONA- È stata la fidanzata a farlo arrestare, dopo averlo denunciato perché aveva scoperto di essere diventata sieropositiva dopo aver avuto rapporti con lui non protetti. La donna, dopo alcuni sintomi tra i quali febbre e perenne mal di gola, ha fatto degli accertamenti medici specifici all’ospedale di Torrette e scoperta la malattia si è rivolta alla polizia. La squadra mobile, diretta da Carlo Pinto e con il supporto del suo vice Michele Morra, ha avviato un’indagine lampo (partita dopo la denuncia, fatta a fine maggio) insieme allo Sco, il servizio centrale operativo, e ieri pomeriggio ha arrestato a Montecarotto un 35enne, Claudio Pinti, autotrasportatore, mentre si trovava a casa dei genitori. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Carlo Cimini.
L’uomo, che vive ad Agugliano, è accusato di lesioni personali dolose gravissime perché aggravate da una malattia insanabile. Stando alle indagini della polizia sapeva di essere malato da almeno 9 anni e avrebbe avuto rapporti sessuali non protetti con almeno 200 donne. La precedente partner, con la quale è stato sposato, quella prima dell’attuale fidanzata (una coetanea della provincia dorica), con cui ha avuto una figlia che non ha contratto la malattia, è morta di Aids ad agosto 2017. Con entrambe ha vissuto ad Agugliano.
L’attuale compagna l’aveva conosciuta a gennaio di quest’anno e avevano iniziato una relazione stabile. Ad aprile la donna ha iniziato a stare male e fatti gli accertamenti i medici le “hanno detto che era sieropositiva. Pinti avrebbe negato di essere malato alla compagna cercando di convincerla con dei video messaggi. Ma dalle analisi mediche la donna avrebbe avuto la conferma che il contagio era avvenuto pochi mesi prima, in coincidenza con l’inizio della relazione con lui e dei rapporti non protetti con il 35enne. «La ex compagna di questo uomo – ha spiegato Francesca Capaldo dello Sco – si è sentita ingannata dal suo partner che non le ha detto di essere malato e ha voluto uscire allo scoperto denunciandolo subito in modo da salvare altre persone evitando che contagiasse altre vittime». Le indagini, coordinate dal procuratore capo Irene Bilotta e dal pm Marco Pucilli, hanno permesso di appurare che il 35enne abbordava donne sulle chat, attraverso i social network e tramiti siti di incontri.
La polizia ha sequestrato computer, tablet, cellulare e altri dispositivi informatici utilizzati dal 35enne per contattare le donne. Attraverso le conversazioni via chat e i messaggi sono state già rintracciate altre vittime entrate in contatto con l’uomo ma il cerchio potrebbe essere enorme. Non è escluso che l’uomo, per via della sua attività di autotrasportatore, possa avere avuto rapporti non protetti anche fuori dalle Marche e non solo con donne.
Al 35enne, ora rinchiuso nel carcere di Montacuto, potrebbe essere contestato anche l’omicidio per la morte della moglie a causa dell’Hiv anche se nessun familiare ha fatto mai denuncia. Ieri pomeriggio, quando la polizia è arrivata a casa dei genitori, avrebbe detto: «L’Aids non esiste». Il 35enne sarebbe un negazionista che non crede nel virus e nella malattia tanto che in questi anni non si sarebbe nemmeno curato. Lunedì avrebbe consumato l’ultimo rapporto sessuale prima dell’arresto, un rapporto però protetto. Secondo le indagini della polizia, quando conosceva una donna era solito avere i primi rapporti sessuali protetti, per guadagnare la fiducia della partner, ma per proseguire poi senza. La polizia ha lanciato un appello divulgando le generalità del 35enne e la foto per individuare le potenziali vittime (leggi l’appello). Da quanto emerge dalle indagini Pinti sapeva di essere malato dal 2009, dopo accertamenti effettuati all’ospedale di Jesi.