ANCONA – Quel tuffo in mare nelle acque gelide di autunno, al Passetto, per salvare un anziano caduto da una palafitta, gli valsero una promozione di carriera che di fatto però, a distanza di due anni e mezzo, non gli è stata ancora riconosciuta. Interpellato il Tar ha vinto il ricorso e adesso, ministero della Giustizia e Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria delle Marche dovranno adeguarlo di ruolo (salvo se ricorreranno in appello): da assistente capo a sovrintendente, pagando le spese legali sostenute per il ricorso e gli arretrati dello stipendio.
Vittoria per l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Somma, balzato il 9 ottobre 2015 agli onori della cronaca per il coraggioso salvataggio in mare del 73enne Cleto Fava, grottarolo. L’anziano quella mattina si trovava sopra una palafitta, al Passetto, per sistemare la struttura danneggiata dal maltempo. Il 73enne cadde in acqua e si fratturò il bacino. Somma, che si trovava in zona, non perse tempo e si lanciò da quattro metri di altezza per raggiungere l’anziano in mare. Lo bloccò con delle procedure di pronto soccorso e salvataggio in acqua, lo portò a riva e fu fondamentale per salvargli la vita e allertare poi i soccorsi sanitari.
Una impresa eroica che gli valsero uno scatto di carriera per meriti eccezionali relativi alla prontezza e al coraggio dimostrato. Il presidente della Repubblica gli consegnò una onorificenza alla quale però non seguì né l’attribuzione della promozione, da assistente capo a sovrintendente, né l’adeguamento economico in termini di stipendio. Non si mosse nulla nemmeno quando l’agente sollecitò al Ministero e al Provveditorato l’inquadramento superiore che gli spettava. Così il ricorso al Tar, tramite l’avvocato Maurizio Discepolo, che ieri si è pronunciato a favore dell’agente di polizia penitenziaria, in servizio dal 2012 al carcere di Montacuto.