ANCONA – Dopo l’accusa di lesioni personali dolose gravissime Claudio Pinti dovrà rispondere anche di omicidio volontario. La Procura ha aperto un nuovo fascicolo sul 35enne di Montecarotto, il presunto untore dell’Hiv che avrebbe avuto rapporti sessuali non protetti con più di 200 partner tra uomini e donne. Uno stralcio rispetto all’indagine principale e che dovrà chiarire le responsabilità o meno dell’autotrasportatore sulla morte della moglie, avvenuta circa un anno fa. L’ex consorte aveva contratto l’Hiv ed era deceduta per una malattia. Il fascicolo, aperto dal procuratore capo facente funzioni Irene Bilotta e dal pm Marco Pucilli (che seguono già l’indagine principale) servirà a capire se è stato Pinti a contagiare anche la moglie, nascondendole di essere sieropositivo. Intanto sono state acquisite le cartelle cliniche della donna. Il 35enne è ancora in carcere a Montacuto, dopo l’arresto della squadra mobile, avvenuto il 12 giugno scorso. Le manette era scattate dopo una indagine lampo partita dalla denuncia della ex fidanzata di Pinti, rimasta contagiata. Lui le avrebbe nascosto di essere sieropositivo da oltre 9 anni. Venerdì, sull’autotrasportatore, si pronuncerà il Riesame, dopo la richiesta di scarcerazione avanzata dal suo legale, l’avvocato Alessandra Tatò.
“Untore” dell’Hiv, aperto un fascicolo per omicidio volontario
La Procura contesta a Claudio Pinti anche questa ipotesi di reato, relativa alla morte della moglie, avvenuta circa un anno fa. Venerdì è atteso il Riesame per la scarcerazione