ANCONA – Cercano chiarezza sulla morte della ex compagna di Claudio Pinti, il presunto untore dell’Hiv che avrebbe fatto sesso non protetto pur sapendo di essere sieropositivo. Sono la mamma e la sorella della giovane vittima, deceduta a giugno dello scorso anno per una patologia legata all’Hiv. Tramite gli avvocati Elena Martini e Cristina Bolognini hanno presentato una denuncia in Procura contro Pinti, in carcere dal 12 giugno scorso con l’accusa di lesioni dolose gravissime e omicidio volontario (i due fascicoli inizialmente distinti sono stati ora unificati).
I familiari della ex compagna vogliono sapere se il 36enne autotrasportatore di Montecarotto, che avrebbe avuto rapporti con oltre 200 partner tra donne e uomini, possa essere o meno responsabile della morte della ragazza. Intanto è stato fissato per la prossima settimana il conferimento della perizia medico legale da parte del gip Carlo Cimini a due consulenti. Si tratta di una virologa dell’università di Tor Vergata, Francesca Ceccherini Silberstein, e una infettivologa esperta anche di malattie tropicali del Policlinico di Modena, Cristina Mussini.
L’incarico sarà affidato martedì e servirà a stabilire o meno se c’è compatibilità tra il virus di Pinti e quelli della ex compagna deceduta e della ex fidanzata che sarebbe rimasta contagiata dal 36enne. L’accertamento verrà effettuato con la formula dell’incidente probatorio, come chiesto dalla difesa di Pinti, l’avvocato Alessandra Tatò (leggi l’articolo). Sia i familiari della compagna morta che la difesa del presunto untore così come anche gli avvocati della ex fidanzata che ha fatto partire tutta l’inchiesta fino all’arresto (Mario e Alessandro Scaloni), potranno nominare consulenti di parte.
La difesa di Pinti attende ancora l’esito delle analisi fatte circa un mese fa, dopo l’arresto, per appurare lo stato della malattia del 36enne e chiedere l’incompatibilità con la detenzione in carcere e il trasferimento quindi in una struttura di cura.