ANCONA – Provano ad entrare a casa di una giornalista, furto sventato in centro. Attimi di paura stamattina ad Ancona, attorno alle 8.30, in un’abitazione all’angolo tra Corso Mazzini e piazza Cavour. A raccontare il faccia a faccia con le ladre, è la stessa cronista, che però – per ovvie ragioni di riservatezza – chiede l’anonimato.
«Ho avuto paura – riflette, ancora sotto choc –. Stavo facendo la doccia, perché alle 9.15 avrei avuto un impegno di lavoro e sarei uscita di casa. Ho sentito suonare il campanello, ma non potevo rispondere. Ho pensato ˊVa beh, risuonerannoˊ, ma senza farci troppo caso. Poi hanno suonato il campanello della mia porta di casa una seconda volta. Quindi la terza e la quarta, con un trillo più lungo. Intanto ero uscita dalla doccia, in accappatoio e pantofole».
La donna si è quindi avvicinata alla porta per vedere chi fosse: «Ho visto un attrezzo di plastica lungo sbucare all’ingresso. Era stato posizionato dall’esterno, sentivo dei rumori e ho subito capito che qualcuno stava tentando di entrare dentro l’abitazione – continua –. Mio nipote non aveva chiuso a chiave, così d’istinto ho dato due mandate».
La porta della donna non è blindata. «Quando hanno capito che dentro casa c’era qualcuno, hanno immediatamente tolto l’arnese». Il tutto è durato pochissimi secondi: la giornalista, con tanto sangue freddo e senza pensarci due volte, ha aperto la porta: «Ho visto due ragazze davanti a me, ma non sono riuscita a guardarle bene in viso. Avevano il volto coperto da un velo – racconta – tipo l’hijab».
«Quando ho aperto, loro per prima cosa hanno abbassato lo sguardo e si sono voltate, poi sono corse via come lepri. Io ho iniziato ad urlare, ma nessuno dei miei vicini si è affacciato. Io abito al quarto piano e speravo che qualcuno aprisse la porta, da sotto e si affacciasse sul pianerottolo. Non potevo inseguirle – sottolinea –, non ero completamente vestita. Sa qual è il problema? Che abito in un edificio in cui ci sono molti uffici e spesso il portone rimane aperto. Infatti me le sono ritrovate davanti alla porta d’ingresso di casa mia».
La segnalazione al Numero unico di emergenza 112 è partita all’istante. Sul posto, gli uomini delle Volanti della questura. La polizia ha battuto palmo a palmo tutto il centro, il cuore nevralgico della città ma delle due furfanti neanche l’ombra. La speranza è che possano essere state riprese da qualche telecamera.
«Sono stati momenti concitati – commenta la giornalista – .Gli agenti mi hanno chiesto come fossero vestite, ma è difficile per me ricordare tutti i dettagli. Certo è che avevano entrambe il volto camuffato. Nella fuga parlavano la loro lingua, ma non penso fossero arabe. Probabilmente erano delle giovani rom. Una di loro aveva il velo a quadretti. Una indossava un cappotto chiaro, un’altra più scuro, a tre quarti».