ANCONA – «La prima grande fase di crescita della città nell’ambito della cultura e del tempo libero è conclusa. Siamo cresciuti, l’Italia si è accorta. Ora, inizia la seconda fase, in cui rinforziamo l’infrastruttura e permettiamo al territorio e agli operatori di spiccare un ulteriore balzo in avanti». L’assessore comunale alla Cultura Paolo Marasca fa un bilancio «sulla crescita dell’offerta culturale e del turismo», anche in seguito alla classifica de Il Sole 24 ore dedicata al Tempo Libero che vede 13esima la provincia di Ancona.
Marasca spiega che «Ancona è la sede di uno dei 19 teatri di rilevante interesse culturale d’Italia (teatro delle Muse), che conta circa 90mila presenze all’anno e produce spettacoli che vanno in scena in tutta Italia. La Mole conta circa 200mila presenze l’anno tra attività espositive e festival, e oggi ha una visibilità nazionale, e la città è riconosciuta anche come sede museale di grande appeal: la riapertura della Pinacoteca, nel 2016, ha portato una grande spinta e ha condotto alla nascita di MIRA, progetto che mette in rete e valorizza tutti i cinque musei cittadini».
«La classifica de Il Sole 24 ore – dice Marasca – indica un livello dell’offerta e della domanda di cultura importante per tutta la Provincia di Ancona. Questo induce ad alcune riflessioni, che un capoluogo è tenuto a fare. La prima, riguarda il rapporto tra domanda e offerta: nella cultura, ancora più che negli altri settori, l’aumento della qualità e della quantità dell’offerta determina il moltiplicarsi della domanda. Ancona lo testimonia con la crescita esponenziale del suo teatro, che negli ultimi anni ha differenziato l’offerta, creato nuove stagioni (danza, teatro contemporaneo), aumentato le produzioni: questa politica ha portato a un continuo aumento di abbonati e di pubblico. La seconda riflessione riguarda le opportunità economiche che si aprono con un’offerta di qualità: bandi, finanziatori privati, sponsor, partner sono disposti a farsi coinvolgere da una politica culturale coerente e organizzata. Non dobbiamo dimenticare che, nel nostro Paese, la cultura non è considerato dal punto di vista amministrativo un “bene indispensabile”. Questo ci spinge a cercare continuamente risorse, in attesa che venga rivisto su piano nazionale il ruolo della cultura, che è anche traino economico. La terza riflessione va di pari passo: la cultura funziona quando non è utilizzata, come troppo spesso è accaduto e accade in Italia, come uno strumento del consenso. La cultura funziona quando si fa, quando non si perde in chiacchiere, e quando non serve a raggranellare qualche voto. Se sulla cultura c’è un piano strategico, un piano industriale, a più livelli, allora la cultura cresce, e con essa tutto: i giovani, la coscienza, l’economia legata alla produzione e l’economia legata al turismo».
«Ancona è il capoluogo di una provincia sana, che può fare ancora molto di più. Negli ultimi anni – spiega l’assessore – il capoluogo si è preso sulle spalle il proprio ruolo: ha deciso una strategia culturale precisa, e l’ha perseguita. Il contributo della città alla provincia è significativo per questo, oltre che per le fruttuose relazioni che abbiamo con moltissimi comuni». Nel dettaglio, il teatro delle Muse è «uno dei 19 teatri di rilevante interesse culturale d’Italia, che conta circa 90mila presenze all’anno e produce spettacoli che girano in tutto il Paese, con alcuni dei maggiori artisti italiani e internazionali. La guida del teatro è in mano a persone di grande competenza, la struttura dà lavoro a più di 30 persone in maniera continuativa e a decine di altre per servizi legati alle stagioni. Negli ultimi anni, poi, Ancona ha puntato con grande convinzione sul contenitore de La Mole stabilendo una strategia precisa e andando a lavorare in particolare sul moderno e contemporaneo, attraverso le grandi mostre e i festival, ma anche costruendo una nuova organizzazione del lavoro. I risultati sono stupefacenti e progressivi. La Mole conta circa 200mila presenze l’anno tra attività espositive e festival, e ha una visibilità nazionale assoluta, grazie alla coerenza nelle scelte, al dinamismo, alla valorizzazione del monumento». Il progetto Mole «cresce a vista d’occhio, con due festival di grande respiro nazionale come KUM! e La mia generazione che, a loro volta, spingono avanti i festival del territorio, che vantano una qualità assolutamente unica a livello nazionale ma che avevano bisogno di una visibilità e di un appeal oggi messi loro a disposizione dal contenitore valorizzato. Tutto questo è possibile con una programmazione di eventi espositivi costante, premiata oltremisura dal numero di presenze, e con un piano di sviluppo reale e concreto. Con artisti sempre più importanti che approdano sul nostro palcoscenico, e con persone competenti che lavorano ai progetti.
L’assessore spiega anche che «Ancona è riconosciuta come sede museale di grande appeal: la riapertura della Pinacoteca, nel 2016, ha portato una grande spinta e ha condotto alla nascita di MIRA – progetto “gemello” a quello della Mole – che mette in rete e valorizza tutti i cinque musei cittadini. I numeri dicono cose importanti sul piano delle risorse economiche. Negli ultimi anni, La Mole ha ricevuto da privati circa un milione e quattrocentomila euro, che hanno permesso l’avvio dei progetti, l’apertura di nuovi spazi, l’avvio dei percorsi delle grandi mostre, interventi in corso per adeguare strutture, spazi, impianti e rendere tutto più accessibile. Ha ricevuto queste risorse attraverso bandi, sono cioè stati premiati i progetti. Il Teatro delle Muse ha visto aumentare il contributo ministeriale anno dopo anno, e oggi porta nel territorio circa 900mila euro, grazie a una qualità che gli viene riconosciuta ai più alti livelli. Questo accade perché si lavora con persone competenti, brave e appassionate: persone del territorio, come i molti operatori culturali che organizzano gli storici festival di Ancona, da Spilla a Corto Dorico fino a Weekendoit. Persone che vedono Ancona crescere, come Massimo Recalcati e Mauro Ermanno Giovanardi, che hanno scelto Ancona per i loro progetti: curatori di grande livello che portano un contributo progettuale e relazionale unico».
«Ancona ha deciso di essere un capoluogo al servizio di tutto il territorio sul piano culturale – continua -, come ha dimostrato mettendo a disposizione uno spazio enorme e attrezzato per le opere danneggiate dal sisma, senza grandi proclami, solo facendolo. Recentemente, Ancona si è resa disponibile per molti progetti legati al contemporaneo, perché ha spazi adeguati e strutture sempre più adatte. Lo stesso inizia a fare con i suoi musei storici. Siamo convinti che, in un territorio come il nostro, il ruolo del capoluogo debba essere quello di “fare la città”, cioè di essere un motore costante di produzione culturale, di dare possibilità ai giovani, di coniugare cultura e lavoro e di innovare, introducendo trasversalità e rapporti con altri settori. Siamo anche convinti che ci sia ancora molto da fare: stiamo rinforzando le nostre infrastrutture (La Mole, con i prossimi 6.000 mq., la biblioteca, oggetto di un rinnovamento legato al fatto che si trova in un palazzo storico, i Musei) e stiamo avviando una nuova fase di rapporto con i soggetti culturali del territorio, per renderli più protagonisti e responsabili della produzione e della programmazione».