ANCONA- Due casi di positività da gestire e tante domande sul futuro immediato. In casa Cus Ancona (Serie B di calcio a 5) sono ore molto intense iniziate dal comunicato di ieri pomeriggio (mercoledì 4) reso noto attraverso i propri canali ufficiali. «Nella mattinata di oggi (ieri, mercoledì 4 novembre) è stata accertata la positività al Covid di due tesserati della nostra prima squadra, la ASUR e la Divisione Calcio a 5 sono state tempestivamente informate, ed in attesa proprio di comunicazioni ufficiali da parte della stessa ASUR competente tutta l’attività sportiva è stata prontamente interrotta».
Sulla scorta di questo il presidente David Francescangeli, sulla sua bacheca di Facebook, ha formulato un pensiero personale molto indicativo del contesto attuale: «Faccio tanta fatica a riconoscermi in uno sport che in nome di un “interesse nazionale” sta cercando le scappatoie tra le falle dell’ennesimo Dpcm per proseguire per forza. Non ci sono le condizioni.
I protocolli riducono il rischio ma non lo azzerano. Spiegatelo alle decine e decine di atleti in quarantena che lo sport fa bene. Lo fa, ma non questo sport. Non quello fatto nell’era-Covid. Non quello fatto per forza senza percorrere l’unica strada che per etica e lealtà nei confronti degli atleti sarebbe percorribile: tamponi almeno settimanali per chi fa sport con esito prima delle gare. Non si può fare per motivi economici. Più che comprensibile».
Poi, rivolto alle istituzioni: «Caro governo, care federazioni ed ora con l’ultima versione del decreto caro Coni, diamo indicazioni chiare, definite e non interpretabili a piacimento. È molto facile, basta dire stop o trovare i soldi per i tamponi a tutti i dilettanti, ma per farlo bisogna aver cura dell’interesse delle persone non di quel fantomatico interesse nazionale. Per farlo serve coraggio e vedo al comando troppa paura».