Si è tenuta il 7 febbraio, la prima giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola, promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in occasione del “Safer Internet Day” la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea.
Un evento che ha voluto richiamare l’attenzione su un fenomeno, quello del bullismo, che in Italia interessa molti giovani, ma qual è la situazione nelle Marche?
Fortunatamente si tratta di un fenomeno ancora circoscritto come emerge da una ricerca intitolata “Cyber bulli o ingenui digitali? Una ricerca esplorativa nella Regione Marche” condotta dal Dipartimento di Economia, Società, Politica dell’Università di Urbino Carlo Bo e pubblicata nel 2016 sulla rivista on line del Dipartimento di Giurisprudenza “Cultura giuridica e diritto vivente”. Negli anni presi in esame dalla ricerca, dal 2005 al 2013, sono stati 7 gli autori di reati connessi alla diffusione di materiale pedopornografico e 60 le vittime non identificate perché minori residenti all’estero.
Le vittime di e-commerce sono state 14 e 18 gli autori di reato, 7 le vittime di accessi abusivi a fronte di 12 autori di reato, 55 le vittime di sostituzione di persone e 40 gli autori.
Le vittime di stalking sono state 5 e 3 gli autori, infine 35 le vittime di minacce, ingiurie, molestie e 30 gli autori.
E’ questa la fotografia scattata nel percorso di ricerca condotto dalla dottoressa Alessandra Vincenti, grazie ai numeri forniti dalla Polizia Postale delle Marche.
Anche i dati prodotti dal Tribunale dei Minorenni di Ancona non fanno altro che confermare che si tratta di un fenomeno ancora circoscritto. Su 59 minori imputati, dei quali solo 5 stranieri, 50 sono maschi e 9 femmine. Le fasce d’età dei bulli vanno dai 14 ai 17 anni e anche le vittime, in genere compagni di scuola o conoscenti, sono quasi sempre minori, in prevalenza di sesso femminile. Un dato interessante è che non si sono registrati casi di recidive. Per quanto riguarda i reati, i più diffusi sono ingiuria (10), diffamazione (8), possesso di materiale pedopornografico (5), molestia alle persone (4) e minaccia (4). Questi reati, facilitati dall’utilizzo degli smartphone e dalla diffusione dei social network, sono risultati quasi sempre collegati ad altri reati (violenza privata in 4 casi e violenza sessuale di gruppo in 2 casi). Mentre in un solo caso la vittima di ingiuria e molestia è risultata essere un’insegnante.
Anche nelle scuole la situazione che emerge non si discosta da quella fotografata sopra. Infatti negli undici Istituti Comprensivi coinvolti nella ricerca, i presidi intervistati hanno riportato un solo caso grave di bullismo, dove la vittima ha cambiato scuola dopo aver subìto per circa tre mesi attacchi di denigration (denigrazione) da parte di un gruppo di compagne di classe. “I casi raccontati e analizzati nelle loro componenti – come riporta la ricerca – (chi sono i bulli, chi le vittime, le loro reazioni e quelle dei loro genitori) vanno da 1 a 4 negli ultimi tre anni” nelle scuole prese in esame. Nessun caso si è però trasformato in una segnalazione-denuncia alle autorità giudiziarie, “ma è stato gestito all’interno delle mura scolastiche.”
Un fenomeno che rimane difficile da cogliere nelle sue reali dimensioni sia perché in alcuni casi non viene denunciato alle autorità competenti, sia perché a volte manca, da parte dei ragazzi più giovani, la percezione dell’aver subìto o dell’aver compiuto un reato di cyberbullismo. Infatti è ancora scarsamente diffusa la consapevolezza che diffamare o molestare tramite sms, chat o mail costituisca un reato. E’ proprio in questi ambiti che si attuano gli interventi messi in programma dal Piano Nazionale del Miur per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola.
Per l’anno scolastico 2016-2017 il Piano prevede finanziamenti pari a 2 milioni di euro per l’elaborazione di azioni educative volte alla promozione di un uso consapevole della rete presso gli studenti. Tra gli interventi messi in campo dall’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, che adotta le linee guida del Piano Nazionale, sono in atto protocolli di formazione dei dirigenti scolastici e del personale docente. Inoltre l’Ufficio Scolastico Regionale attua protocolli istituzionali e tavoli tecnici con Polizia Postale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Save The Children e Telefono Azzurro. Il 17 marzo è previsto ad Ancona un convegno sul bullismo organizzato dall’Ombudsman delle Marche – l’autorità regionale per la garanzia dei diritti di adulti e bambini – in collaborazione con l’Assemblea Legislativa delle Marche che si terrà presso l’Auditorium del Liceo Scientifico Galileo Galilei. Al convegno, coordinato dall’Ombudsman Andrea Nobili, parteciperanno tra gli altri Filomena Albano, garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, la Senatrice Elena Ferrara, prima firmataria del decreto legge a prevenzione del cyberbullismo, la dottoressa Cinzia Grucci, Dirigente del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Ancona, la dottoressa Giovanna Lebboroni, Procuratore presso il Tribunale dei Minori e infine Angela Nava Mambretti membro dell’Advisory Board del Safer Internet Center presso il MIUR.