Ancona-Osimo

Dagli allevamenti alle coltivazioni di noccioleti: così rinasce l’Appennino

Granarolo, Ferrero, Hurry e Mapei, Namirial. Sono alcuni dei nomi che sostengono le iniziative a favore delle aree colpite dal sisma e presentate oggi a Portonovo nel corso di "Rinasco", la riunione del Comitato Scientifico 2017 promossa dalla Fondazione Aristide Merloni

ANCONA- Dal coinvolgimento di Granarolo per gli allevamenti di vacche nutrici a quello di Ferrero per le coltivazioni di noccioleti; da Hurry e Mapei per l’home sharing a Namirial per la telemedicina. Sono queste alcune delle idee per far rinascere l’Appennino marchigiano emerse durante “Rinasco”, la riunione del Comitato Scientifico 2017 promossa dalla Fondazione Aristide Merloni, in corso a Portonovo fino al 22 luglio. L’Appennino, con popolazione “invecchiata” e con forte spopolamento già prima del sisma, ora deve fare i conti non solo con la ricostruzione edile ma anche con la ricostruzione de tessuto economico e sociale. Ecco allora 10 progetti di fattibilità che vedono il coinvolgimento di realtà economiche internazionali, marketing territoriale e iniziative culturali di ampio respiro. Alcuni partiranno a breve.

«Obiettivo di Rinasco non è solo ricostruire le realtà dell’Appennino come erano prima del sisma, ma riorganizzare in modo coerente un territorio attraverso le competenze innovative fornite dalla tecnologia- dichiara Francesco Merloni, Presidente della Fondazione-. L’idea è intervenire in modo strutturale sull’economia locale, accompagnandola nei processi di crescita. Tale obiettivo diventa ancora più determinante dopo la crisi del sistema bancario marchigiano che ha influito sul microcredito locale, una situazione che il terremoto ha acuito in maniera drammatica privando le imprese di un sostegno fondamentale».

«Come privati cittadini ed esponenti della società civile ci siamo chiesti: cosa possiamo fare noi per contribuire davvero alla rinascita dell’Appennino? Le parole chiave dei progetti che il Comitato ha discusso oggi sono: concretezza e selettività – afferma l’ex premier, Enrico Letta, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione-. Si tratta infatti di iniziative fortemente focalizzate sui bisogni specifici di queste comunità e delle filiere produttive, fondamentali per il rilancio dello sviluppo locale. Tutto questo non sostituisce lo sforzo pubblico ma rappresenta un veicolo di coinvolgimento e partecipazione dei privati».

Riunione Comitato Scientifico a Portonovo

Attraverso la ricerca Censis coordinata da Giuseppe De Rita, sono stati individuati dieci gruppi sociali (tribù) dell’Appennino su cui investire per la ripartenza delle attività economiche attraverso partenariati con grandi realtà economiche nazionali e internazionali: allevatori, amministratori locali, comunità scolastiche, agricoltori, immigrati, emigrati di ritorno, pendolari, proprietari di seconde case, camminatori dello spirito e operatori del settore di nicchia: turismo, enogastronomia, prodotti, tipici. Queste le tribù e i relativi progetti:

1- GLI ALLEVATORI: LE VACCHE NUTRICI. Gli allevatori sono stati, il simbolo del primo inverno del dopo terremoto. Nonostante le difficoltà sono rimasti in buona parte al loro posto e per questo motivo sono divenuti l’emblema della resilienza appenninica. L’Appennino ha una grande tradizione di allevamento, anche bovino, con alcune razze storiche e pregiate. Il progetto ipotizzato riguarda le vacche nutrici, vale a dire quelle allevate per la produzione di vitelli. Per questo motivo è stato sensibilizzato Granarolo che opererà con gli imprenditori locali per il ripristino degli allevamenti di vacche nutrici, patrimonio che in Europa negli ultimi 15 anni è sceso dell’1,6% con picchi in Italia del 23,6. Il valore aggiunto di queste operazioni è l’uso consapevole di strumenti tecnologici e competenze zootecniche per il risparmio energetico e il monitoraggio a distanza dei capi.

2- GLI AGRICOLTORI: LE NOCCIOLE. Le imprese agricole dell’Appennino sono caratterizzate da piccole dimensioni, da una scarsa capacità di programmazione sul medio-lungo periodo, da una dipendenza molto forte dai contributi pubblici, spesso utilizzati non per gli investimenti ma per la gestione ordinaria. L’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole, dopo la Turchia, che però ha una produzione pari a 5 volte quella italiana. L’industria dolciaria italiana è il più grande importatore al mondo di questo prodotto, con una richiesta che ogni 10 anni raddoppia, con un crescente bisogno di qualità, e tracciabilità. Ecco perché impiantare noccioleti in Appennino potrebbe rivelarsi un buon investimento per tutto il sistema Paese. Per questo è stata chiesta la collaborazione della Ferrero.

3- I PROPRIETARI DI SECONDE CASE: L’HOME SHARING DELL’APPENNINO. Il 75% del patrimonio immobiliare appartiene a non residenti (proprietari di seconde case), con punte che raggiungono il 90%. Per molti di loro quindi la casa è prevalentemente un costo e raramente viene utilizzata. Il progetto prevede iniziative di “home sharing” per i turisti con la collaborazione di Hurry e Mapei.

4- GLI AMMINISTRATORI LOCALI: LA RISCRITTURA DELLA CARTA DEI POTERI
5- LE COMUNITA’ SCOLASTICHE: ALTERNANZA VERA SCUOLA LAVORO
6- GLI IMMIGRATI: ACCOGLIERLI IN MONTAGNA
7- I PENDOLARI: AVVICINARE L’ALTA VELOCITA’ E IPOTESI DI CO-WORKING
8- GLI OPERATORI DI SETTORI DI NICCHIA (ARTIGIANATO, TURISMO, PRODOTTI LOCALI): SEGUIRE LA VIA DEL VINO
9- I CAMMINATORI DELLO SPIRITO: GLI EREMI ACCESSIBILI
10- GLI EMIGRATI DI RITORNO: LA RETE COMMERCIALE DELL’APPENNINO

A legare questi progetti è l’utilizzo di tecnologie smart e agili come quelle dell’Internet of Things, in grado di dare risposte immediate alle esigenze dell’area. Il punto di forza delle diverse iniziative è la loro replicabilità. Domani, sabato 22 luglio, partiranno operativamente due progetti: le mappe dinamiche per la sicurezza del territorio e l’Health Point. Le prime nascono da una collaborazione tra e-distribuzione (società del Gruppo Enel che gestisce la rete di bassa e media tensione) e Ericsson: si tratta di una piattaforma di condivisione delle informazioni in grado di fornire in tempo reale dati sulla posizione di elementi critici per i servizi del territorio, utili in caso di emergenza.

L’Health Point nasce dall’esigenza di sopperire alla carenza di strutture sanitarie e ospedaliere della zona: il presidio, realizzato in collaborazione con Namirial, permetterà attraverso la telemedicina di svolgere esami clinici attraverso dispositivi innovativi, monitorando risultati e terapie a distanza.