Ancona-Osimo

Il danzatore anconetano Spadò, un James Bond per i servizi segreti antinazisti

Nel 2022 si celebra il 50esimo anniversario della morte dell'eclettico artista anconetano. Lo ricorda il libro “Alberto Spadolini. Arte & Spionaggio”

L'artista anconetano Spadò nella foto dell'Atelier Alberto Spadolini

Nel 2022 cadrà il 50° anniversario della morte di Alberto Spadolini (Ancona 1907 – Parigi 1972), in arte “Spadò”, ballerino, pittore e regista affermatosi nella Parigi degli anni Trenta. L’Atelier di Riccione, che ne conserva la memoria ed è a lui intitolato, lo ricorda quest’anno pubblicando il libro volume “Alberto Spadolini. Arte & Spionaggio” scritto da Marco Travaglini, nipote di Spadò, insieme ad Angelo Chiaretti, ispettore onorario dei Beni culturali e ad Andrée Lotey, docente di Letteratura Francese a Montréal, con la prefazione della giornalista Erminia Pellecchia. Un libro che riaccende i riflettori sulla figura di questo danzatore leggendario, che ha ricevuto il giusto riconoscimento solo dal 2005, anno in cui Travaglini ha ritrovato l’archivio fotografico e giornalistico dell’artista anconetano, contenuto in una scatola “dimenticata” in una soffitta di Fermo

Una vita vissuta come un’opera d’arte, quella di Spadò, nato ad Ancona il 19 dicembre 1907 e che ben presto, all’età di 12 anni, si trasferì a Roma per iniziare poi una carriera strepitosa e poliforme. Alla sua morte, avvenuta a Parigi nel dicembre 1972, il suo appartamento sugli Champs-Elysées viene svaligiato. Di lui si perde ogni traccia finché in anni recenti, nel corso di un trasloco, viene ritrovato uno scatolone contenente il suo Archivio: fotografie artistiche, disegni, documenti, articoli di giornali provenienti da tutto il mondo. Ci sono voluti parecchi anni di studi e ricerche per ricostruire la sua eclettica vicenda umana ed artistica. Alla metà degli anni ’20 è scenografo a Roma presso il Teatro degli Indipendenti di Anton Giulio Bragaglia luogo di riferimento della avanguardie artistiche italiane, a contatto con Giorgio De Chirico, Alberto Moravia e Ivo Pannaggi. In qualità di attore debutta nella commedia “Scalari e Vettori” di Umberto Barbaro (1928).

Lo ritroviamo decoratore al Vittoriale di Gabriele D’Annunzio; danzatore con Joséphine Baker e Serge Lifar; coreografo ammirato da Paul Valéry Maurice Ravel; attore con Jean Marais e Jean Gabin; cantante con  Mistinguett e Tino Rossi; regista di documentari con il chitarrista Django Reinhardt e con Suzy Solidor; pittore apprezzato da Jean Cocteau e Max Jacob ; scultore dallo stile michelangiolesco; restauratore nello studio esoterico di Jules Boucher; giornalista per la rivista parigina Le Sourire e addirittura agente della Resistenza antinazista.

Fra gli amici di Spadolini furono i registi Roberto Rossellini, Marc Allégret, Jean Renoir, il pittore Francis Picabia, il principe Felix Yussupov, l’uomo che osò assassinare il monaco Rasputin.

Frequentò le più belle donne dell’epoca: l’attrice tedesca Marlene Dietrich, l’attrice francese Catherine Hessling moglie di Jean Renoir, la fotografa Dora Maar compagna di Pablo Picasso, la ballerina svedese Betty Bjurstrom che nel 1948 conquista il primo titolo di Miss Europa. Ebbe una tempestosa relazione sentimentale con Joséphine Baker con cui si esibì al Casinò de Paris e al Prince Edward Theatre di Londra.

Secondo alcune testimonianze Spadolini avrebbe continuato nel dopoguerra la sua attività di spionaggio a favore dei servizi segreti occidentali.

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