Ancona-Osimo

Dazi Usa, Cardinali (Confindustria): «Serve Europa forte e coesa, sostenga competitività con piano di crescita»

La guerra commerciale ingaggiata dagli Usa preoccupa. L'Italia è infatti un Paese esportatore che esporta 64 miliardi solo verso gli Usa

Roberto Cardinali
Roberto Cardinali, presidente Confindustria Marche

ANCONA – Continuano a far discutere e a monopolizzare il dibattito mediatico nazionale i dazi Usa. L’Italia, paese vocato all’export, esporta 626 miliardi di euro (dati Confindustria nazionale), 64 miliardi verso gli Usa. la guerra commerciale preoccupa. Ne parliamo con Roberto Cardinali, presidente Confindustria Marche.

Dazi: un bluff di Trump o una ‘sveglia’ per l’Europa come dice il presidente Orsini?

«Sui dazi non c’è ancora molta chiarezza, stiamo assistendo a repentini cambiamenti che producono anche incertezza sui mercati. Quello che invece è certo è che con la seconda presidenza Trump viviamo un cambiamento sostanziale dei paradigmi nelle relazioni internazionali. Questo impone una sveglia anche per l’Europa e misure straordinarie per tempi straordinari, come ha già osservato il presidente nazionale di Confindustria Orsini. Gli Stati Uniti sono il primo mercato extra UE per le nostre imprese, quindi una destinazione importante. L’Europa deve sostenere il proprio sistema industriale, non può solo attendere e subire le scelte altrui».

Con Trump meglio una mediazione Italia/Usa o Europa/Usa?

«Assolutamente una mediazione europea, all’interno della quale l’Italia deve giocare un ruolo da protagonista, per la sua posizione strategica, per la propria forza nelle esportazioni, per le proprie relazioni commerciali. Ci serve un’Europa forte e coesa, che sostenga la competitività attraverso meno burocrazia, più rapidità nei processi decisionali, un grande piano di crescita economica e industriale».

⁠Quali sono i settori dell’economia marchigiana che corrono più rischi?

«Ad oggi non abbiamo un orientamento definito delle politiche economiche americane, lo scenario cambia abbastanza rapidamente. Abbiamo capito che quella del presidente Trump è una linea aggressiva, ma non conosciamo nel dettaglio di che entità saranno i dazi e su quali settori, è difficile valutare chi rischi di più. È possibile che siano maggiormente colpite le specializzazioni tipiche del Made in Italy, come ad esempio meccanica, agroalimentare e moda».

⁠Ci sono dei mercati alternativi?

«Ci sono, questo non significa rinunciare al mercato americano, ma muoversi con decisione per accelerare percorsi di penetrazione in altri Stati. D’altra parte, anche all’inizio della crisi russa rispetto agli approvvigionamenti di gas il sistema Italia sembrava perduto, ma è riuscito a diversificare per garantire il proprio sostentamento. Credo che l’Europa debba difendere i propri interessi, possiamo essere un polo importante di attrazione, l’UE è la terza economia mondiale e soprattutto garantisce stabilità, un elemento fondamentale. Non siamo i soli ad essere colpiti dai dazi, altre nazioni, pensiamo al Canada piuttosto che al Messico, si trovano ora orfane di relazioni consolidate da decenni. Questo scossone può diventare un’opportunità da cogliere, prima che altri si posizionino meglio».