Ancona-Osimo

Decreto sicurezza, la parola ai sindaci

Da una parte quelli che contestano lo stop alle iscrizioni nell'anagrafe dei comuni per i migranti richiedenti asilo, dall'altra quelli che vedono nel decreto una risposta al problema criminalità. E la "polemica" nazionale coinvolge anche le Marche. Ecco cosa dicono alcuni primi cittadini del territorio

Polizia di Stato. Foto Paolo Lazzeroni

ANCONA – «Il decreto sicurezza ha dentro di sè una serie di norme totalmente non condivisibili che accrescono l’insicurezza dei cittadini e mettono in difficoltà i sindaci, pertanto ritengo andrebbe migliorato e modificato». A parlare così è il sindaco di Macerata Romano Carancini, riconfermato nel 2015 alla guida della città nelle schiere del Pd.

La rivolta dei sindaci interessa anche le Marche (leggi l’articolo), dove i dem sono compatti contro il decreto sicurezza. Al centro delle contestazioni lo stop alle iscrizioni nell’anagrafe dei comuni per i migranti richiedenti asilo.

MACERATA

Romano Carancini, sindaco di Macerata

Sul fronte della disobbedienza il sindaco Carancini precisa di avere una posizione diversa rispetto a Orlando e De Magistris. «Penso che la legge vada rispettata – dichiara – siamo istituzioni, dunque abbiamo il dovere di rispettare le norme e semmai combatterle con gli strumenti costituzioni che la legge ci mette a disposizione, con il ricorso alla corte costituzionale o il referendum abrogativo. I sindaci dovrebbero avere questa linea. Nonostante la posizione di Orlando e degli altri sindaci possa essere rispettabile, io non la condivido e credo che una guerra su questo sia sbagliata».

 

 

RECANATI

Francesco Fiordomo, sindaco di Recanati

Un decreto sicurezza caratterizzato da importanti limiti e criticità, secondo il sindaco di Recanati, il dem Francesco Fiordomo, che ne contesta l’impostazione culturale, ritenuta non accettabile. «La persona in quanto tale – spiega – viene prima di tutto, così come la sua tutela e salvaguardia. Questo decreto mostra dei limiti vistosi, anche dal punto di vista morale e di coscienza, sia per chi ha fede e deve sentirsi responsabilizzato verso le persone in difficoltà, sia per chi ha un impostazione laica dal momento che il diritto internazionale tutela la persona. I sindaci sono chiamati ad applicare una norma anche quando non la condividono, ma a questo proposito ricordo la levata di scudi sulla questione vaccini, quando i sindaci furono invitati a disobbedire, mentre ora vengono richiamati al dovere da Salvini. La mia posizione, in accordo con quella dell’Anci, è che il decreto debba essere rivisto perché troppo ingarbugliato sotto alcuni aspetti che mettono in difficoltà gli amministratori. Sul tema accoglienza riconosciamo che lo Sprar abbia mostrato dei limiti, instaurando un certo monopolio di cui tutti ci siamo resi conto. Spesso le iniziative sono corrette, ma sono le persone ad interpretarle male, è questo è accaduto sul fronte dell’accoglienza. Occorre evitare la propaganda, così come va evitato di parlare alla pancia dei cittadini. Non sono d’accordo con le continue sparate di Salvini che mirano solo a distogliere l’attenzione da altri problemi, come l’economia che va indietro. Infine – conclude – alcuni sindaci, come Masaniello, mi hanno stancato: non metto in dubbio la sua buona fede, ma l’impressione è che qualcuno ci marci per guadagnare visibilità».

Giuliano Pazzaglini, senatore della Lega e sindaco di Visso

VISSO
Di parere opposto il sindaco di Visso, nonché senatore della Lega, Giuliano Pazzaglini. «Sono note le conseguenze più evidenti della precedente disciplina ma molte problematiche per i comuni sono sconosciute ai più – spiega – Faccio solo un esempio concreto, come nel caso di un extracomunitario che avesse ottenuto un documento di residenza dal comune di Visso e poi si trovasse in condizioni di infermità. Il comune dovrebbe addirittura accollarsi le spese del suo sostentamento e delle sue cure. Finalmente non dovremo più dare tutto a qualcuno quando chi per primo dovrebbe avere qualcosa da noi e non ha mai nulla. Quanto sopra unito al fatto che il problema sicurezza è diventato sempre più cocente per una porzione di popolazione sempre maggiore».

CIVITANOVA MARCHE

Fabrizio Ciarapica, sindaco di Civitanova Marche

Si schiera in favore del decreto sicurezza anche il sindaco di Civitanova Marche, il civico simpatizzante Lega, Fabrizio Ciarapica. «Mi meraviglio di come altri sindaci – dice – si possano schierare contro un provvedimento varato dallo Stato. Chi rappresenta le istituzioni ha il dovere di adeguarsi alle disposizioni che arrivano dal Parlamento.
Mi schiero con Salvini perché penso che il decreto sicurezza sia rispondente agli impegni che il Ministro ha assunto con i suoi elettori. Serve un cambio di rotta e un giro di vite sull’immigrazione irregolare. Non si tratta di non riconoscere i diritti umanitari – spiega – ma di capire se gli immigrati che arrivano nel nostro paese vengono qua perché hanno davvero problemi o solo per delinquere. Abbiamo visto più volte che dietro lo status di rifugiato politico si sono nascoste persone arrivate in Italia per poi darsi alla criminalità.
Per questo penso sia doveroso che si inizino a mettere dei paletti. Non si tratta di discriminare qualcuno, ma di fare chiarezza: chi arriva nel nostro paese per situazioni emergenziali e umanitarie continuerà ad essere accolto. In questo senso Salvini è uno dei pochi politici che sta mostrando coerenza nei confronti degli italiani che lo hanno eletto».

FABRIANO
Il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli con la fascia tricolore
Gabriele Santarelli, sindaco di Fabriano

Proprio nei giorni scorsi il sindaco di Fabriano, il 5Stelle Gabriele Santarelli, ha partecipato al tavolo di confronto “Sconfiniamo”, riunito dalla presidente del consiglio e costituito e partecipato dall’Ambito Sociale 10, al quale siedono tutte le associazioni che in qualche modo si occupano di accoglienza, dagli operatori delle cooperative, alle associazioni cattoliche fino al mondo del volontariato. «Abbiamo cercato di capire dalla voce diretta di chi opera sul campo quali potrebbero essere le conseguenze dell’applicazione del decreto anche per definire gli eventuali interventi finalizzati ad ammortizzarne gli effetti – ha detto –  Una delle proposte emerse è quella di istituire uno sportello per gli immigrati per cercare di fornire servizi nonostante il decreto».

Ma il primo cittadino ammonisce i sindaci “disobbedienti” che continuano ad emettere le certificazioni per le residenze nonostante il divieto imposto dalla legge 132: «non possono spingere funzionari e dipendenti a violare le normative – afferma – Il decreto mostra delle criticità ma queste vanno affrontate. Ci sono state tante altre leggi che sono state scaricate addosso ai comuni con conseguenze dirette sulla vita dei cittadini, ma l’Anci nazionale non ha mai alzato la voce, invece quando si parla di immigrazione parte la guerra politica». Una situazione, quella evidenziata da Santarelli, non rosea neanche prima dell’avvento del decreto. «Abbiamo avuto la testimonianza diretta di una signora che ha dovuto accogliere a casa sua un ragazzo che era stato allontanato da un centro accoglienza perché aveva perso il diritto d’asilo e quindi era stato portato alla stazione di Fabriano. C’erano dei problemi anche prima e questo decreto forse non aiuta, ma il dialogo aperto continuerà anche nei prossimi giorni per approfondirne i contenuti».
 CASTELFIDARDO
«Il decreto sicurezza è un ottimo intervento che risolve alcune criticità sulla gestione dell’immigrazione – dichiara il sindaco di Castelfidardo, il pentastellato Roberto Ascani – In particolare vengono aumentate le fattispecie che negano la cittadinanza ai chi ne faccia richiesta senza pregiudicare la possibilità di dare assistenza. Soprattutto definisce una volta per tutte che il richiedente deve completare la sua istruttoria prima di poter avere la cittadinanza».
Il Sindaco di Castelfidardo Roberto Ascani

Prima noi sindaci eravamo obbligati a dare residenza a chi ancora doveva definire il suo status. Spesso erano migranti economici e non avevano diritto. Un’assurdità che comportava anche un ingolfamento degli uffici anagrafe. Trovo che sia vergognoso l’intervento di alcuni presidenti di Regione e dei sindaci oltretutto tramite Anci che porta un’opinione non condivisa dalla maggioranza degli stessi. Si legga in merito la lettera del presidente Anci Lombardia che sottolinea la strumentalizzazione della questione. Personalmente io applico tutte le leggi anche quelle non condivise e che un sindaco si permetta di non applicarle dimostra la sua inadeguatezza a tale ruolo».