ANCONA – Dehors liberi per i locali che si prenderanno cura della Fontana delle 13 Cannelle. L’amministrazione di Ancona sta approntando un bando aperto agli esercenti della zona rossa di corso Mazzini per la presa in carico della Fontana del Calamo, in cambio della possibilità di tenere i dehor all’aperto per 11 mesi all’anno (escluso gennaio) e di allargarsi con tavolini e sedie dall’inizio di maggio fino alla fine di ottobre.
In questo modo il Comune tenta di attenuare gli effetti del vincolo di tutela indiretta della Soprintendenza sul monumento che da anni consente l’impiego dei dehor solo dal primo aprile al 31 ottobre, per non oscurare alla vista dei turisti uno dei monumenti più caratteristici di Ancona, la fontana delle 13 Cannelle.
Una proposta «ridicola» per Italia Nostra (sezione di Ancona), secondo cui il «Comune, nei propri documenti di indirizzo, ha deciso di rintrodurre in città il baratto, almeno per quanto riguarda la tutela dei monumenti. Facciamo un esempio: tu metti i soldi per la manutenzione della fonte del Calamo e noi ti togliamo il vincolo del Ministero per i Beni Culturali che oggi permette ai cittadini e ai turisti di apprezzare liberamente il bene artistico. Tu così, in cambio di soldi, potrai mettere le sedie sul ciottolato antico attorno alle 13 cannelle durante la Notte bianca o trasformare i dehor in un deposito magazzino, occupare tutto lo spazio antistante le 13 Cannelle (tutte cose già accadute in un recente passato) arrivando di fatto ad impedire la pubblica fruizione del bene pubblico con esclusione dei tuoi clienti».
L’associazione ambientalista ricorda che «si è permesso in passato, davanti alle Tredici cannelle, un uso criticabile dei luoghi pubblici che ha sfruttato il richiamo degli spazi, pregevoli, per incrementare gli introiti delle attività commerciali di pochi, in danno dei cittadini e dei numerosi turisti che non potevano guardare la fontana delle 13 cannelle e apprezzare la prospettiva dell’antica strada cinquecentesca di accesso alla città.
Seguendo questa logica potremmo prossimamente barattare il monumento del Passetto dandolo in gestione al gelataio e l’arco di Traiano dandolo al venditore di moscioli. Purtroppo per chi ha avuto questa pensata, c’è l’articolo 9 della Costituzione che prevede che lo Stato nelle sue varie articolazioni, compreso il Comune, che rappresenta tutti i cittadini e non solo i commercianti, tuteli il paesaggio, la cultura, i beni storici e artistici. I cittadini pagano tasse sempre più esose affinché chi lo rappresenta svolga il proprio dovere anche per la conservazione dei beni artistici. E c’è un vincolo del 2011 confermato da un giudizio davanti al Consiglio di Stato nel luglio 2012. È chiaro che il problema non è la presenza dei dehors anche durante i mesi invernali, bensì il fatto che versando soldi si possano eliminare le misure che permettono la fruibilità pubblica del bene storico artistico. Questa sarebbe una mercificazione del bene culturale strappato alla comunità e asservito ad interessi privati, un ritorno al passato in cambio di cosa, interessi elettorali?».