Ancona-Osimo

Ancona, delitto Rapposelli: fissata l’udienza d’appello

Giuseppe e Simone Santoleri affronteranno il secondo grado di giudizio a L'Aquila il prossimo 21 ottobre. Padre e figlio in primo grado sono stati condannati il primo a 24 anni e il secondo a 27 anni

Renata Rapposelli
Renata Rapposelli

ANCONA – A settembre dello scorso anno sono stati condannati a più di 20 anni di carcere per il delitto di Renata Rapposelli, la pittrice originaria di Chieti ma che da anni viveva ad Ancona, la città da cui era sparita prima di essere ritrovata cadavere. Adesso per il figlio e il marito della donna, Simone e Giuseppe Santoleri, si giocherà una nuova partita davanti alla Corte di Assise di Appello di L’Aquila. È stata fissata l’udienza per il secondo grado di giudizio che si terrà il prossimo 21 ottobre.

In primo grado Simone aveva preso 27 anni e il padre 24 anni, ritenuti entrambi responsabili di omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. I Santoleri sono in carcere, Simone a Pescara e Giuseppe a Teramo. Le difese di marito e figlio, gli avvocati Gianluca Reitano e Gianluca Carradori (per Simone) e Federica Di Nicola (per Giuseppe), a fine dicembre 2020. Un ricorso basato in prima istanza sull’innocenza del delitto per il quale i due continuano a professarsi innocenti e in subordine per una pena ridotta. «Riscontriamo molte contraddizioni sulle testimonianze fornite in sede di dibattimento – aveva spiegato l’avvocato Reitano – inoltre riteniamo che i due reati potevano essere unificati per il vincolo della continuazione, omicidio volontario e occultamento di cadavere invece di soppressione. Simone ribadisce la sua innocenza».

La pittrice, 63 anni, era scomparsa dal capoluogo dorico il 9 ottobre 2017. Il suo cadavere fu ritrovato il 10 novembre dello stesso anno, in un fosso del fiume Chienti, a Tolentino. L’accusa sostenne che Renata fu uccisa in casa di marito e figlio a Giulianova, dove si era recata in treno per parlare con loro su questioni economiche, e poi gettata via in un sacco dell’immondizia, in un fosso, dove rimase un mese prima che un muratore si fermasse a fare pipì sentendo una grande puzza e notando resti umani.