Ancona-Osimo

Addio ai silos del porto di Ancona, inizia la demolizione

Conclusa venerdì la procedura amministrativa, oggi (11 marzo) Silos Granari della Sicilia ha iniziato le attività propedeutiche per l’abbattimento dei 34 enormi cilindri di cemento edificati sull’area in concessione

I silos nel porto di Ancona
I silos nel porto di Ancona

ANCONA – Lo spazio ibrido tra mare e terra ferma dominato dai silos sarà completamente trasformato. Gli enormi cilindri di cemento, utilizzati per i traffici di cereali nella darsena Marche dell’area commerciale del porto, saranno demoliti e oggi (11 marzo) la società Silos Granari della Sicilia ha iniziato le attività propedeutiche per l’abbattimento dei 34 silos (alti 28 metri) edificati sull’area in concessione. Venerdì si è chiusa, in sede di Conferenza dei Servizi, la procedura amministrativa per l’intervento di demolizione che sarà realizzato a carico di Silos Granari della Sicilia attraverso un’azienda specializzata. Questo intervento «sarà terminato entro metà giugno», assicura Rodolfo Giampieri, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale.

La demolizione interesserà però anche altri silos: 12 del concessionario Sai srl (alti 44 metri, per un totale di 46 silos. «Sai srl sta lavorando sui progetti per la demolizione – spiega Giampieri – dopodiché inizierà l’abbattimento. Entro fine anno avremo a disposizione una banchina di circa 350 metri, con una retro banchina di 33 mila metri quadrati, che insieme all’area ex Bunge, sulla quale stiamo procedendo per l’acquisizione, di ben 49 mila metri quadrati, creerà uno spazio complessivo di 82 mila metri quadrati, una vera grande opportunità per lo sviluppo delle attività portuali e per la creazione di nuova occupazione».

«Il porto si sta trasformando profondamente – spiega Giampieri – e sta entrando nella contemporaneità del mercato moderno. Il Comitato di gestione dell’Adsp ha deciso la demolizione dei silos per vari motivi. Innanzitutto il mercato dei cereali ha visto una forte riduzione dei traffici nello scalo. L’analisi dei dati, tra il 2010 e il 2017, della portualità adriatica ha evidenziato la sempre maggiore concentrazione del traffico negli scali di Ravenna (1,9 milioni di tonnellate nel 2017) e Bari (1,6 milioni di tonnellate nel 2017) in quanto scali in prossimità delle grandi aziende di trasformazione. Il porto di Ancona, invece, ha movimentato 217 mila tonnellate, con un continuo trend negativo rispetto al 2016. Dall’1 gennaio 2018 ad oggi sono state movimentate circa 20 mila tonnellate. Questa riflessione di mercato ha contribuito, insieme all’indispensabilità di una profonda e onerosa manutenzione straordinaria dei manufatti (7 milioni di euro), alla mancata richiesta del rinnovo di concessione demaniale di Silos Granari Sicilia e di Sai, a quanto previsto dalla pianificazione urbanistica e alla decisione di recuperare l’area per altre attività portuali, a decidere l’abbattimento dei 46 silos che si trovano alla darsena Marche».

Da sin. Gino Sabatini, Ida Simonella, Rodolfo Giampieri, Valeria Mancinelli

«Questa scelta è stata ben ponderata e condivisa da tutti i soggetti protagonisti del porto – sottolinea Enrico Moretti, contrammiraglio, direttore Marittimo delle Marche e comandante del porto – e consentirà di recuperare degli spazi. È necessario avere spazi liberi per pensare ad un utilizzo più confacente agli scenari futuri del porto. Questa operazione, dunque, si pone come elemento di crescita e di sviluppo del porto». L’azienda Silos Granari della Sicilia ha aperto, dunque, oggi il cantiere per le operazioni propedeutiche alla demolizione dei 34 silos edificati sulla propria concessione. L’intervento sarà effettuato per la maggior parte con abbattimento meccanico controllato e con tecnologie innovative con microcariche esplosive, realizzato da imprese specializzate e in giornate programmate. Grazie all’impegno delle organizzazioni sindacali, le 13 persone occupate negli impianti sono al centro dell’attenzione per una ricollocazione. Quale sarà la destinazione futura di quell’area liberata? Giampieri non si sbilancia, ma non è da escludere l’ipotesi di spostamento dei traghetti passeggeri in quell’area, che consentirebbe di abbattere le reti nel porto antico.

BOTTLES di Blu e Ericailcane realizzati sui Silos del porto di Ancona (Foto: Pop Up! Festival)

Che ne sarà invece dei due silos dove Blu ed Ericailcane erano intervenuti nel 2008 con rulli e colori realizzando l’opera Bottles? «La street art si lega a un paesaggio urbano in continua trasformazione – spiega Paolo Marasca, assessore alla Cultura – quindi gli artisti sanno che un palazzo su cui si trova una loro opera può essere abbattuto nel tempo. Abbiamo comunque contattato entrambi e desideriamo che realizzino altre opere in area urbana. Blu, al momento, non ci ha ancora risposto ma so che è impegnato all’estero. Con Ericailcane siamo in contatto e stiamo ragionando sui muri dove potrebbe nascere una sua opera. La nostra intenzione è che in primavera, durante il prossimo festival di Ancona Crea, vengano realizzate due opere di street art, una creata da Ericailcane e l’altra da Blu o da un altro artista internazionale».

«Oggi siamo a un punto di svolta positivo dichiara il sindaco Valeria Mancinelli – perché il tema della riorganizzazione di quel pezzo della città ha attraversato la storia di Ancona negli ultimi 30 anni». «Ancona è tornata ad avere nel porto uno dei volani della sua economia – commenta Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche – e ne siamo contenti. Mi riferisco ad esempio ai numeri della cantieristica e dei positivi riflessi occupazionali in controtendenza con i dati nazionali. Come Camera di commercio delle Marche siamo la quinta più grande d’Italia, oggi abbiamo un peso e la possibilità di farci ascoltare sui tavoli nazionali. Siamo pronti e disponibili a condividere con Comune, Adsp e Regione ogni iniziativa che possa favorire la realizzazione di progetti che promuovano un’ulteriore crescita dell’area e della sua economia, a partire dall’uscita dal porto».