ANCONA- Ansia, depressione, difficoltà relazionali. Sono sintomi che si stanno palesando in modo sempre più prepotente tra i ragazzi in età scolare. La causa? La pandemia. Nello specifico tutti quei comportamenti che la diffusione del virus ha inevitabilmente stravolto. E a risentirne in particolar modo sono stati gli adolescenti.
L’emergenza
I giovani tra i 14 e i 18 anni sono quelli più sensibili alle sollecitazioni emotive che provengono dall’esterno. L’età dell’adolescenza è caratterizzata anche da una certa fragilità. E il bombardamento di tensioni e paure che è scaturito dalla pandemia negli ultimi due anni sta già mostrando i primi danni.
«Stiamo assistendo ad una crescita di sintomatologie a carattere ansioso e depressivo – spiega la dottoressa Katia Marilungo, Presidente dell’Ordine degli Psicologi delle Marche – pericolose anche sul versante didattico perché spesso generano una forte dispersione scolastica». I lunghi periodi di isolamento tra le mura domestiche, la lontananza dai compagni di classe e dal rapporto diretto con i docenti hanno messo sotto stress un’intera generazione, che oggi rischia di pagare con patologie serie il prezzo della prevenzione anticontagio. Ciò non significa che avremmo dovuto lasciare che i ragazzi si frequentassero anche durante i picchi di diffusione del covid, ma le problematiche che ne conseguono sono comunque degli effetti con cui oggi si deve fare i conti. «Un’altra problematica emersa è la scarsa motivazione – riprende la dottoressa Marilungo – e la demotivazione a prendere parte alle attività scolastiche». Criticità che in molti casi sono state prese in tempo dai servizi di supporto di cui le scuole sono dotate: dallo sportello di ascolto al servizio offerto dal Cic. Ma adesso è arrivata anche la legge regionale sull’istituzione del servizio di psicologia scolastica.
La legge
A differenza degli sportelli di ascolto scolastico e del Cic, la figura che sarà introdotta dalla legge regionale è rivolta non solo agli studenti, ma anche alle famiglie e a tutto il personale scolastico. La legge vuole favorire, infatti, interventi di prevenzione e promozione della salute psicologica agendo non solo sulle situazioni di disagio conclamato, ma in termini preventivi per evitare la strutturazione e la cronicizzazione di problemi ed evitare di agire in emergenza e sanitanizzare gli interventi. La figura dello psicologo, inoltre, si delinea come attivatore di un lavoro di rete. Una figura “ponte” tra scuola e famiglia, tra scuola e servizi sociosanitari, tra docenti e alunni, tra scuola e mondo del lavoro, un sensore del disagio capace di individuare rischi potenziali, favorire il benessere degli attori di rete e prevenire il disagio, un supporto a contrasto del fenomeno del bullismo, ma anche un rivelatore di attitudini, interessi, stili cognitivi, un orientatore a 360 gradi, punto di riferimento per i bambini e gli adolescenti ma anche per i docenti e i genitori.