Truffa dei diamanti: tra gli over 50 il maggior numero delle “vittime”
Le gemme venivano proposte a tutte le tipologie di clientela senza distinzioni. Tra gli acquirenti anche ex dipendenti bancari, pensionati e persone con disponibilità esigue sul conto corrente o che avevano già altre forme di investimento. Nelle Marche sono diverse decine i casi seguiti dall'Adiconsum
ANCONA – Gente comune tra i 50 e i 70 anni: sono questi i soggetti più truffati nella vicenda dei diamanti. A loro, soprattutto, gli istituti di credito proponevano di investire in queste gemme, quali beni rifugio. In linea generale quando un cliente aveva a disposizione un gruzzolo, la banca proponeva di acquistare diamanti come forma di investimento “più sicura” rispetto a titoli o ad altre tipologie di fondi finanziari. Un neo pensionato che aveva appena incassato la liquidazione era un soggetto che faceva gola. Una proposta, quella degli istituti di credito, che in più di un caso è scattata anche nei confronti di ex dipendenti della stessa banca andati a loro volta in pensione.
Nelle Marche sono diverse decine i casi seguiti dall’Adiconsum, l’associazione che tutela i consumatori: il maggior numero di segnalazioni arrivano dalla provincia di Ancona e soprattutto dal capoluogo dove sono presenti in maniera numericamente più importanti gli istituti di credito.
«La maggior parte delle persone che si sono rivolte a noi hanno acquistato i diamanti da un istituto di credito specifico, anche se sono 3-4 quelli coinvolti – spiega Loredana Baldi, responsabile del servizio finanziario di Adiconsum Marche – e hanno investito acquistando i diamanti della Idb, la società fallita il 15 gennaio scorso».
Una vicenda partita nel 2016 dalla trasmissione televisiva Report che aveva portato all’attenzione mediatica il problema. Successivamente l’Antitrust, che aveva rilevato una pratica scorretta da parte delle società di vendita e anche da parte delle banche, con due provvedimenti, aveva sanzionato le due società venditrici di diamanti, la Idb (Intermarket Diamond Business) e la Dpi (Diamond Private Investment) che ha sede ad Ancona, e le banche che collocavano questi diamanti come intermediari.
«L’investimento veniva proposto dalla banca e i clienti erano portati ad acconsentire sulla base della fiducia nell’istituto di credito», spiega Loredana Baldi che sottolinea il fatto che «le società in alcuni casi sostenevano che le stesse quotazioni potevano essere lette sul Sole 24Ore» un aspetto che rendeva l’operazione ancora più autorevole.
I diamanti venivano proposti a tutte le tipologie di clientela senza distinzioni, anche ai clienti con disponibilità più esigue: ci sono casi di persone che hanno investito importi anche minimi. «Persone comuni con livello di conoscenze basso e non investitori ferrati sull’argomento delle pietre preziose – spiega la Baldi – Poi c’è stato il problema dei titoli di stato che avevano rendimenti molto bassi, i mercati finanziari avevano rendimenti altalenanti, e quindi quando sono stati proposti i diamanti come investimento rifugio che nel tempo si rivaluta e permette di non perdere il capitale, ovviamente le persone hanno acquistato. Ci sono casi in cui a risparmiatori che avevano 8mila euro sul conto corrente è stato proposto di acquistare i diamanti, in altri casi invece veniva proposto di smobilitare altri investimenti per passare a questa nuova tipologia».
Spesso gli investitori non entravano in possesso dei diamanti, in questi casi l’Adiconsum consiglia a coloro che hanno acquistato diamanti dalla Idb, la società fallita, di «affrettarsi a presentare alla curatela fallimentare la richiesta di restituzione delle gemme e di insinuazione al passivo – spiega la responsabile del servizio finanziario – L’associazione si rende disponibile ad assistere i risparmiatori coinvolti». Per presentare l’insinuazione al passivo però c’è tempo solo fino all’8 marzo, solo entro questo termine sarà possibile farlo.
In linea generale l’associazione suggerisce ai consumatori di prestare molta attenzione ai profili di rischio degli investimenti, in modo che questi corrispondano alle proprie esigenze, nel caso dei diamanti il discorso è molto diverso e sulla questione infatti è in corso un’inchiesta.
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