ANCONA- La didattica a distanza, che per tutti in questi giorni è diventata Dad, nelle Marche sarà sfruttata al 75% nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado. Lo ha ufficializzato l’Ufficio scolastico regionale garantendo quindi solo una presenza giornaliera del 25% del numero degli studenti. Il tutto nell’ambito delle misure anti-contagio contenute anche nel nuovo Dpcm con scadenza 24/11. La professoressa Annamaria Durantini, dirigente scolastica del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Ancona, ha fatto il punto della situazione non lesinando critiche al contesto attuale nelle scuole: «Se si fosse lavorato con impegno da aprile forse questa situazione si poteva evitare. Adesso, allo stato attuale, stando così le cose è normale che sembra una misura inevitabile. Gli studenti, non tutti ma una buona parte, lamentavano un certo ammassamento nelle corse degli autobus da e per l’istituto e proprio per questo a marzo-aprile certe problematiche andavano risolte per garantire il corretto rientro nelle aule. Questo protocollo esiste e si trova all’interno di quel gran contenitore che è il rapporto tra stato e regioni. Si poteva e doveva far di più».
La preside anconetana, interpellata in merito ai presunti focolai negli istituti scolastici, spiega il suo punto di vista difendendo fermamente l’operato: «Non ci sono contagi nelle scuole, noi i contagi li importiamo da situazioni esterne, contingenti. Io non sono contraria all’attività sportiva anzi la ritengo molto formativa ma se pratico dei giochi di squadra non posso indossare la mascherina. E quindi ci si contagia, a tutti i livelli a cominciare dalla Serie A di calcio. È un dato oggettivo. Nelle scuole si sta distanziati, tutti si sono organizzati nel modo giusto».
Facendo riferimento al Galilei, ma estendendo il suo ragionamento anche altrove, la Durantini spiega come si stava cercando quotidianamente di limitare i rischi di contagio: «Nel corso dell’intervallo mantenevamo molto alta l’allerta. Addirittura tenevamo le classi separate così da evitare ogni tipo di promiscuità. In caso di contagiato avremmo messo in quarantena una classe e non tre. Si sono utilizzati i laboratori per stare più larghi, gli strumenti c’erano. Abbiamo investito soldi e ci siamo trovati a dover recuperare carenze passate con i nostri alunni. Dal 1° settembre l’impegno da parte nostra è stato massimale a riguardo».