ANCONA – Promuovere e tutelare la dieta mediterranea non solo per il suo valore alimentare, ma anche sanitario, culturale, ambientale, economico e sociale. Sono questi gli obiettivi della proposta di legge “Tutela e valorizzazione della dieta mediterranea”, presentata dal presidente della commissione Affari istituzionali, Cultura ed istruzione, Francesco Giacinti, dall’assessore al Bilancio Fabrizio Cesetti e dal presidente della commissione Sanità, Fabrizio Volpini.
Il regime alimentare tipico dell’Italia rappresenta una risorsa per molteplici aspetti della vita di una persona, della collettività e del territorio – non a caso la dieta mediterranea è iscritta dall’Unesco nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità – ed ha un rapporto privilegiato con le Marche, ed in particolare Montegiorgio.
A spiegare il perché della proposta di legge, il presidente Francesco Giacinti. «È ormai noto come la dieta mediterranea, povera di grassi e di alimenti di origine animale e ricca di cereali, legumi, verdura, frutta e grassi insaturi derivanti prevalentemente dall’olio d’oliva riduca la presenza nelle popolazioni di malattie cardiovascolari. Il consumo generalizzato di questa dieta non ha, dunque, effetti positivi solo sulla salute del singolo, ma produce, in un’ottica di comunità, la riduzione della spesa-sanitaria». Lo conferma il presidente della commissione Sanità Fabrizio Volpini. «Buona parte della spesa sanitaria è utilizzata per far frote ai danni causati da stili di vita errati, tra cui, in primis, l’alimentazione che sappiamo ha incidenza abbia sia sulle malattie cardiovascolari sia sui tumori».
Seppur principale, quello della salute e del benessere non è il solo aspetto sul quale la diffusione di questo stile alimentare ha, e può avere, effetti positivi. Ad illustrarli è ancora Giacinti. «La dieta mediterranea rappresenta anche uno strumento di salvaguardia dell’ambiente per il rispetto delle biodiversità, della stagionalità delle produzioni e della filiera corta che la caratterizza, senza sottovalutare i possibili risvolti di sviluppo economico di questo filone produttivo». E non è ancora tutto. «Non va trascurato l’aspetto sociale e culturale. Alla dieta mediterranea sono associate consuetudini sociali, ritualità e convivialità, che ne fanno un momento per instaurare e valorizzare relazioni sociali ed interpersonali, nonché per affermare e rinnovare l’identità della comunità».
E come ed ancor più che nel resto d’Italia, l’identità delle Marche è rappresentata proprio dallo stile alimentare mediterraneo, come sottolinea l’assessore al Bilancio, Fabrizio Cesetti. «Montegiorgio fino agli anni ’90 fu protagonista del monitoraggio dello stile alimentare mediterraneo per l’Italia centrale. Un ruolo assunto sia perché si riteneva che la popolazione montegiorgese avesse abitudini alimentari spiccatamente di tipo mediterraneo sia grazie al coinvolgimento della realtà locale ad uno studio epidemiologico del 1958 condotto dal nutrizionista Flaminio Fidanza, legato da affetti familiari al territorio fermano, in collaborazione con il Centro per le malattie cardiovascolari di Ancona».
La legge si compone di 8 articoli nei quali si esplicitano le sue finalità, ovvero la diffusione del modello nutrizionale mediterraneo nella comunità marchigiana e nella ristorazione collettiva, nonché la diffusione delle conoscenze relative ai benefici di questa dieta. Come? Con una serie di azioni ed interventi quali ad esempio: la formazione nelle scuole, e verso i consumatori, ma anche: l’introduzione di prodotti alimentari tipici nelle mense e la promozione di studi e ricerche scientifiche interdisciplinari sugli effetti della dieta mediterranea. Ed ancora: la previsione di meccanismi di premialità nell’attribuzione di finanziamenti a soggetti che concorrano ad attuare concretamente la legge. La legge è finanziata per il 2018 da 15mila euro.