ANCONA – Il consigliere comunale che ha chiamato i vigili urbani, chiedendo la rimozione dei teli anti smog appesi sui balconi dai residenti del quartiere di Torrette, è Tommaso Fagioli (Pd). «Abbiamo avuto riscontro della nostra richiesta di accesso agli atti – dichiara la consigliera del M5S Daniela Diomedi – e ora sappiamo chi ha effettuato la segnalazione per le lenzuola esposte. C’è da dire che la segnalazione del consigliere Fagioli è stata prontamente recepita dall’Amministrazione. Alla fine qualcuno forse dovrà pagare qualche sanzione che farà entrare nelle casse comunali qualche euro, ma certo e solo per la rilevata affissione abusiva e non certo per chi ha usato il balcone di casa dove ognuno può “liberamente” esporre una bandiera. Quante ce ne sono per il calcio o la formula 1, o la bandiera italiana, la squadra del cuore».
Il fatto, divenuto un vero e proprio caso politico, era esploso il mese scorso quando, l’associazione Torrette Stop al Degrado aveva lanciato l’iniziativa di esporre lenzuola bianche fuori dai balconi, finestre e vetrine per richiedere la riattivazione della centralina di rilevamento polveri stili pm10 e pm 2,5 e misure idonee per ridurre l’eccessivo smog che da anni perversa nel quartiere. Dopo poche ore però alcuni teli erano stati rimossi dai vigili urbani per affissione abusiva, su segnalazione di un consigliere comunale. Nessuno però si era presa la propria responsabilità dichiarando di aver avvertito i vigili urbani e il caso era finito in consiglio comunale, con un’interrogazione urgente del consigliere di FI, Daniele Berardinelli, che aveva chiesto chiarezza sulla vicenda e il sindaco Valeria Mancinelli e il Comandante della Polizia Municipale Massimo Fioranelli che non avevano chiarito la questione.
«L’esercizio di forme di protesta sono “legittime” e, per ora, difese dalla Costituzione – continua Diomedi – che un consigliere comunale segnali che ci sono “abusi”, ci sta. Anche io ho segnalato più volte alcune affissioni abusive (con meno efficacia, visto che gli annunci abusivamente affissi sono purtroppo ancora tutti al loro posto). Non si capisce però perché non ne abbia rivendicato la paternità. Sembra evidente che chi mente – un consigliere comunale eletto dai cittadini – non adempie le proprie funzioni pubbliche con disciplina e onore, e quindi, a parere mio dovrebbe trarne, insieme al partito di appartenenza (il Pd), le conseguenze. Entrambi devono chiedere scusa ai cittadini e il partito deve attuare le doverose misure nei confronti del proprio esponente che, mentendo, non si è assunto la responsabilità delle proprie azioni».
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