Ancona-Osimo

Disabili, la denuncia di Confapi: «Si va verso l’interruzione della distribuzione degli ausili»

Neri, Presidente Confapi Sanità: «Nessuna risposta alle nostre richieste da parte della Regione Marche di applicare il tariffario del 1992 che adotteremo comunque. Purtroppo ci rimetterà il disabile»

Disabili

ANCONA – «Si profila un blocco nella distribuzione dei supporti per i disabili e fragili come protesi, letti a manovella, carrozzine, deambulatori ecc., se la Regione Marche non si deciderà ad accogliere le nostre istanze».

Non usa mezze misure Mario Neri, Presidente di Confapi Sanità, per denunciare una situazione insostenibile per il comparto orto-protesico. L’oggetto del contendere sono le tariffe riconosciute dalla Regione Marche alle aziende che forniscono i supporti indispensabili alla vita di molti fragili e disabili.

«La norma di riferimento è quella del Nomenclatore Tariffario DM 28.12.1992 – spiega Neri – e, in attesa di una revisione, è da considerarsi quella vigente. Eppure la Regione Marche riconosce ad oggi un tariffario che fa riferimento ad una delibera transitoria con scadenza 2005, formulata nel 2004, nella quale le tariffe sono state ridotte rispetto al nomenclatore del Ministero della Salute anno 1992 e impossibili da sostenere per le imprese».

Confapi Sanità, Assortopedia e FIOTO hanno richiesto formalmente all’Assessore regionale Saltamartini e all’Asur Marche un riscontro, ma ad oggi non è pervenuta alcuna risposta.

«Questo silenzio ci ferisce e ci mortifica», tuona Neri che anticipa la decisione presa congiuntamente da tutte le aziende del settore orto-protesico.

«Da oggi torneremo ad applicare le “tariffe del 1992” ed è logico supporre che le autorizzazioni alla concessione dei supporti saranno bloccate. Si andrà ad un’interruzione delle forniture di questi dispositivi medici e a rimetterci in primis saranno purtroppo proprio coloro che ne hanno più bisogno».

Per Confapi Sanità, Assortopedia e FIOTO la palla è in mano alla Regione Marche. «Siamo pronti a sederci al tavolo – chiude Neri – e trovare una soluzione veloce perché questa situazione è inaccettabile per tutti, pazienti e aziende».