ANCONA – All’ennesima fumata nera sulla data prevista per la riapertura, che sembra non arrivare mai, i gestori delle discoteche italiane hanno scelto la via della protesta.
Nella roadmap delle riaperture, era stata infatti inizialmente piazzata sul calendario una “bandierina” alla data del 10 luglio, ma ad oggi nessuna discoteca né sala da ballo del Paese sa se potrà o meno riaprire i battenti a partire dal prossimo weekend.
E dopo oltre 17 mesi di stop, la rabbia e l’esasperazione dei gestori dei locali è ormai incontenibile, anche perché oltrepassando i confini nazionali, ci sono Paesi che hanno riaperto queste attività. Ancora senza una data certa, che consenta di organizzarsi, e senza ristori, i locali scendono in piazza a Roma oggi 8 luglio per un sit-in.
A far infuriare i gestori, oltre alla data che sembra non arrivare mai, è anche il fatto che Francia, Olanda, Spagna e anche altri Paesi europei stiano riaprendo agli eventi e al ballo, annunciando date per la fine delle restrizioni, mentre in Italia, nonostante la vaccinazione stia avanzando, la situazione delle discoteche e dei locali da ballo resta al palo.
«A San Marino il 19 giugno hanno ballato 3.000 persone adottando il protocollo sperimentale proposto al Ministero della Salute – fa notare Maurizio Casarola, di Asso Intrattenimento -. Assistiamo ovunque ad assembramenti, dalle manifestazioni di piazza agli chalet, dai lounge bar alle feste private abusive, e ai sempre più numerosi rave party, ma i locali restano ancora chiusi».
Eppure le attività avrebbero già un protocollo pronto per regolamentare i locali alla riapertura. I gestori si sentono come l’unico settore che continua ad essere colpito. «Si continua ad umiliare un settore importante per i giovani, una colonna portante del turismo, lasciando senza occupazione migliaia di persone» fa notare Casarola.
Nelle Marche per ora non sono previste manifestazioni, ma intanto come a Roma e nel resto d’Italia, anche nelle Marche i gestori aderiranno alla raccolta firme il cui obiettivo è lanciare una petizione popolare per chiedere di integrare il protocollo già autorizzato dal Cts per la riapertura graduale anche dei locali al chiuso, visto che le riaperture per ora sarebbero state previste solo per chi ha una pista all’aperto, poco meno di un 20% delle attività.