Donazioni e trapianti: a giugno e luglio boom nelle Marche. Al via convenzione con la Regione Umbria
L'attività dei trapianti in regione è stata avviata nel 2005 con il primo eseguito al Salesi di Ancona. «Puntiamo a crescere ancora in questa attività che è molto difficile e complessa con tante professionalità che lavorano insieme», ha detto il direttore generale degli Ospedali Riuniti Michele Caporossi
ANCONA – Trentaquattro donatori e quarantasette trapianti da inizio anno. Sono questi i numeri registrati nelle Marche in soli sette mesi. Da inizio anno sono stati eseguiti 26 trapianti di fegato e 21 di rene dei quali uno da vivente. Numeri elevati, che hanno avuto un picco nei mesi di giungo e luglio. In particolare luglio è stato il mese che ha fatto registrare una maggiore impennata: nelle Marche sono stati eseguiti 10 trapianti da 8 donatori. Un quadro nel quale Ancona ha fatto la parte del leone, con ben 10 trapianti da 4 donatori eseguiti nella sola settimana dal 16 al 22 luglio.
Cifre record, registrate solitamente nell’arco di un intero anno. Un incremento estivo legato sia alla maggiore incidentalità stradale, sia agli accidenti cerebrovascolari legati al caldo, quali ictus ed emorragie. All’ospedale di Torrette, che è Centro Regionale Trapianti Marche, metà dei donatori del mese di luglio sono stati vittime di incidenti stradali, specie sulle due ruote, uno di incidente domestico e i restanti di episodi cerebrovascolari.
Un incremento di trapianti legato al lato oscuro dell’estate, o “dark side” come lo ha definito il direttore dell’Azienda Ospedali Riuniti Michele Caporossi. Ma anche una maggiore generosità dei donatori e delle loro famiglie, che «hanno compiuto un grandissimo gesto di civiltà che ha permesso di salvare molte persone in attesa di trapianto», ha detto Caporossi. «Presto arriveremo a mille trapianti, effettuati nel Centro Regionale di Torrette. Ormai siamo un punto di riferimento non solo per le Marche, ma anche per l’Umbria e in parte per l’Abruzzo, un grande bacino. Puntiamo a crescere ancora in questa attività che è molto difficile e complessa con tante professionalità che lavorano insieme gomito a gomito e che sono in stand by tutto il giorno e tutto l’anno», ha sottolineato il direttore generale. Abbattere le opposizioni alla donazione, frutto di pregiudizi, e promuovere la cultura della solidarietà, sono le necessità più impellenti individuate da Caporossi.
Intanto nei prossimi giorni sarà siglato un accordo di convenzione con la Regione Umbria per l’esecuzione dei trapianti a Torrette.
Le Marche sono tra le regioni più virtuose nell’ambito della donazione, insieme a Toscana, Emilia Romagna e Piemonte. Un successo non solo numerico, ma anche per la tipologia e complessità di trapianti eseguiti. A Torrette è stato realizzato il secondo trapianto di rene in Italia, da donatore HIV positivo a ricevente HIV positivo.
Un centro di eccellenza per i trapianti, quello di Ancona, grazie all’organizzazione e alla disponibilità dei medici, come ha sottolineato il professor Marco Vivarelli, direttore della Clinica di Chirurgia Epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti degli Ospedali Riuniti di Ancona. «Una squadra molto motivata – ha detto Caporossi – sottoposta ad un grande tour de force negli ultimi mesi, ma che si è resa disponibile anche a rientrare in anticipo dalle ferie per eseguire un trapianto».
Una procedura molto complessa, quella del trapianto, come ha sottolineato Vivarelli, «prevede due squadre, una per l’espianto e un altra per il trapianto», dove la sfida maggiore è quella di mantenere in vita il paziente dopo l’intervento. «Il trapianto di fegato è un intervento salvavita – ha ricordato Vivarelli – mentre il paziente malato di rene può sopravvivere, quello malato di fegato è destinato a morire. Si tratta di pazienti fragilissimi, che arrivano spesso in condizioni terminali».
Con il tempo la chirurgia dei trapianti ha compiuto passi da gigante, e se negli anni ’80 la mortalità era vicina al 20%, ora invece l’ultimo decesso per trapianto di fegato registrato ad Ancona risale al febbraio del 2017, come ha sottolineato Vivarelli, che ha evidenziato anche come a Torrette oggi siano eseguiti interventi molto più complessi che in altre regioni italiane.
Trapianti e donazioni nelle Marche
Su tutto il territorio regionale ci sono 16 rianimazioni che generano donatori, delle quali 4 si trovano nell’Ospedale Regionale di Ancona, che è centro trapianti per fegato, pancreas e rene, anche da vivente. Un’attività regionale, quella della donazione, coordinata da 13 medici ospedalieri.
La donazione degli organi nelle Marche è partita nel 1988, con la prima avvenuta all’Ospedale Salesi di Ancona. Negli anni 2004, 2009 e 2012 la regione è stata ai vertici della donazione in Italia, e nel 2017 è stata premiata dall’Associazione Marta Russo per le donazioni registrate nel periodo del sisma. L’attività dei trapianti nelle Marche è stata avviata nel 2005, con il primo trapianto eseguito all’Ospedale Salesi.
Tra i prossimi progetti, quello nazionale relativo al trapianto di rene da vivente, la donazione cuore fermo, ovvero da cadavere, l’attuazione di un progetto nazionale sulla donazione (CSR), oltre ad una sinergia con l’Umbria per quanto concerne la formazione e la donazione.
Ad Ancona ad oggi sono stati eseguiti 982 trapianti, dei quali 490 sono di fegato, altri 490 di rene (1 da vivente) e 2 di pancreas. Organi che possono essere donati a qualunque età come ha precisato il primario Marco Vivarelli, anche su soggetti molto anziani. Nel 2009 infatti è stato eseguito un trapianto da una signora di 93 anni ad un ricevente di 54 anni. Spesso però il maggior numero di opposizioni alla donazione arrivano proprio da parte di familiari di ultraottantenni. Opposizioni che nel 2017 hanno toccato punte del 25,8 % nelle Marche rispetto al 28,7% nazionale, mentre «nel 2018 siamo leggermente sopra la media rispetto all’anno precedente», ha dichiarato Francesca De Pace, coordinatrice del Centro Trapianti regionale.
«Occorre lavorare sul piano culturale – ha spiegato il rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi- far comprendere l’importanza del concetto del dono e della condivisione, oltre che dell’inclusione che passa anche attraverso la donazione. Come Università cerchiamo di far crescere gli specializzandi, con una equipe integrata tra cliniche e divisioni ospedaliere».
Un’attività molto complessa, quella della donazione, che prevede prima del trapianto una serie di controlli per escludere il rischio di trasmissione di patologie oncologiche e infettive, «il paziente viene rivoltato come un calzino» ha sottolineato la coordinatrice del centro trapianti. Un lavoro di squadra tra la componente medica e quella infermieristica che dà grandi risultati, ha spiegato Elisabeltta Cerutti, direttore della Divisione Anestesia e Rianimazione.
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